meditazione/rilassamento’ e invito all’emozione
dopo una meditazione/esplorazione,  invitiamo l’emozione: senza bisogno di aggiustare o eliminare,
scopriamo di poter riposare, respirare nel cuore dell’emozione.

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presentazione della pratica con la fretta, la critica, la lamentela, il cibo del corpo e della mente

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Guarire con il respiro    
Uno splendido discorso di Thay che ci racconta del momento più difficile della sua vita, la depressione durante la guerra.
Thay ci racconta come grazie respiro e ai passi abbia potuto a poco poco guarire.

L’eco della preoccupazione nel corpo.
Ci lasceremo aiutare dall’eco nel corpo dei pensieri di preoccupazione.
Accompagnati dal respiro ci sposteremo dai contenuti, dai pensieri ‘preoccupati’ che si accavallano nella mente, al riverbero che questi pensieri hanno nel corpo: tensione, irrequietezza, resistenza, disagio…

1. Dal Pensare al Sentire.
Con coraggio, con pazienza e anche con intelligenza e creatività, impariamo questo spostamento a cui Thay ci invita ‘dal pensare al sentire’, dal pensiero di preoccupazione creduto e rivestito di una realtà fittizia, torniamo nella nuda sensazione, proprio qui dove l’inspirazione ci accompagna.

Coraggio, pazienza e dolcezza sono le tre qualità di una mamma affettuosa, ed è proprio questo che Thay ci invita ad essere per la sensazione dolorosa, l’eco della preoccupazione nel corpo.

2. Sentire è già Amare.
Una volta sentita, inspirata, la sensazione viene alleviata, massaggiata, guarita dal respiro. A poco poco, senza bisogno di noi, si crea spazio intorno alla sensazione.
La tensione, finalmente riconosciuta, finalmente respirata, massaggiata dal respiro, perde la sua acutezza diventando poco a poco semplice intensità.
E questo accade senza bisogno dei nostri metodi, delle nostre teorie. Stiamo finalmente permettendo al respiro di assecondare la sua natura, quella di percorrere, riconoscere, abitare, alleviare la sensazione dolorosa.
Non c’è bisogno del nostro controllo, del nostro fare, del nostro aggiustare, del nostro capire.
Affidiamo questa tensione, questa chiusura del corpo e del cuore all’intelligenza del respiro. Senza capricci, senza pretese di controllo, non siamo noi a dettare i tempi della guarigione. È l’intelligenza del respiro a riconoscere la richiesta di aiuto che viene dalla tensione, dalla chiusura, ed è questa intelligenza a prendersene cura e portare sollievo, guarigione.

‘Sentire è già amare’.
Ci viene chiesto il coraggio di sentire, di riposare, di respirare in questo spazio dove la guarigione accade senza bisogno di noi e del nostro capire, dei nostri trucchi, del nostro meditare-fare-aggiustare.
Questo coraggiosissimo ‘Permettere’ nasce da una nuova fiducia, non più nella mente e nelle sue teorie, nei suoi metodi, ma nel nudo sentire e nell’intelligenza che con il respiro se ne prende cura.
Senza bisogno di noi.
Phap Ban

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Come faccio a stare nel presente quando è insostenibile?
In questo dirscorso Thay ci spiega come abbracciare le emozioni dolorose quando  sembrano  insostenibili


Gestire le emozioni forti.

sottotitoli in italiano (rotellina in alto a destra/sottotitoli /traduzione automatica/italiano)

Piena presenza
Ritornare al corpo può darci sollievo già nel giro di pochi minuti; in seguito torniamo ai sentimenti e alle emozioni. “Inspirando, sono consapevole dei miei sentimenti. Espirando, calmo e rilasso la tensione nei miei sentimenti”. Questo genere di pratica si può fare sempre e dovunque: in treno, in aereo, al lavoro, a casa.
Se non siamo capaci di prenderci cura di noi stessi e di volerci bene non riusciamo a prenderci cura delle persone care. Amare se stessi è la base per amare un’altra persona. Se vogliamo bene a qualcuno, il dono più grande che possiamo fargli o farle è la nostra vera presenza: se siamo tutti presi nei pensieri e nelle preoccupazioni sul passato e sul futuro non siamo davvero presenti, dunque non possiamo offrire alle persone che amiamo quella cosa preziosissima che è la nostra presenza e partecipazione. Respirare e camminare in consapevolezza e vivere in maniera piena e totale dovrebbe essere la nostra priorità assoluta.
Come si fa ad amare, se non si è realmente presenti? Amare una persona è una pratica. Se sei davvero presente con la persona amata, questa se ne rende conto; si accorge anche se fai solo finta di essere lì. La tua presenza nel “qui e ora” ti metterà a disposizione la vita. La persona che ami appartiene alla vita, il Regno di Dio appartiene alla vita; quando ti rendi pienamente presente, sia la persona che ami sia Regno di Dio ti diventano realmente raggiungibili.
Quando bevo il tè in piena consapevolezza pratico una “meditazione del tè”: mi stabilisco nel “qui e ora” e il tè si fa pienamente presente per me. Possiamo bere il tè o fare colazione in maniera consapevole. Forse dirai: «Ho così tante cose di cui occuparmi e a cui pensare, dove lo trovo il tempo di bere il tè in consapevolezza?» Ma se bevendo il tè ti perdi nei pensieri non stai bevendo veramente il tè: in quel modo tu non sei reale, il tè non è reale. Ecco perché “non pensare” è una pratica importantissima. Non nego che sia importante pensare, ma esiste un’attività di pensiero che è produttiva e una che è improduttiva. Se non siamo capaci di vivere a fondo i momenti della vita quotidiana non possiamo entrare in contatto profondo con la realtà: la qualità del nostro pensiero non sarà molto produttiva. Di solito mi piace molto fare meditazione camminata prima di tenere un discorso di Dharma. Mentre cammino verso l’auditorium non penso al discorso che terrò ma mi limito a godermi ogni passo che faccio; ecco perché al momento di parlare, il mio potrà essere un buon discorso. Il tempo del silenzio è il fondamento del tempo della parola.

Thich Nhat Hanh

Abbracciare il proprio dolore
Tornare a noi stessi e riconoscere il dolore, il dispiacere, la paura, la rabbia che sono in noi è una pratica fondamentale. La consapevolezza e la concentrazione ci aiutano a farlo senza la paura di lasciarci travolgere da quelle energie negative. Molti di noi hanno paura di stare con se stessi perché temono la gran quantità di paura, solitudine e rabbia che abbiamo dentro; per questo cerchiamo di nascondere ed evitare quei blocchi di sofferenza consumando cibo, programmi televisivi, libri, alcolici. Con l’energia che nasce dal respiro consapevole e dalla meditazione camminata, invece, riusciamo a entrare in contatto con il nostro dolore senza lasciarcene travolgere.
L’energia della consapevolezza ci aiuta a riconoscere il dolore che abbiamo dentro e ad abbracciarlo teneramente, come fa una madre col suo bambino che piange. Quando il bimbo piange la mamma smette di fare quel che sta facendo, va a prenderlo e lo tiene in braccio con tenerezza. L’energia della mamma penetra nel bambino, che subito comincia a sentirsi meglio. Quando riconosciamo e abbracciamo il dolore, il dispiacere che abbiamo dentro, quello si calma come un bimbo in braccio alla sua mamma.
Se teniamo in braccio in consapevolezza la nostra rabbia, il nostro dispiacere, la nostra paura, siamo in grado di riconoscere le radici delle nostre afflizioni. La consapevolezza ci mette anche in grado di riconoscere la sofferenza nella persona che amiamo: se parla o agisce in un modo che ci ferisce, riusciamo a capire che è una vittima di una sofferenza che non sa come gestire. Quella consapevolezza ci dà la voglia di aiutarla a trasformare la sua sofferenza, proprio come noi abbiamo trasformato la nostra.
Una volta assaggiata la vera felicità, la vera pace, è molto facile trasformare la rabbia che proviamo. Non dobbiamo più combattere: la nostra rabbia comincia a dissolversi perché siamo in grado di portare elementi di pace e di gioia nel nostro corpo e nella nostra coscienza, giorno dopo giorno; la presenza mentale ci aiuta a evitare di portarvi elementi di conflitto e di violenza. La pratica più elementare può trasformare la rabbia, la paura e la violenza che abbiamo dentro, può metterci in grado di renderci più utili a noi stessi e al nostro Paese…..

Thich Nhat Hanh

La meditazione seduta e le emozioni
La meditazione seduta prima di essere una pratica è un piacere, una fonte di gioia e di freschezza. Sedersi a respirare per una decina di minuti prima di incominciare la nostra giornata, può aiutarci a ritrovare la nostra aspirazione e la forza necessaria per coltivare la consapevolezza ad ogni passo ed ogni respiro. Quando ci sediamo in meditazione è importante trovare una postura comoda che permetta al nostro corpo e alla nostra mente di rilassarsi e di lasciare andare ogni tensione e preoccupazione.
Possiamo sederci nella posizione del loto, del mezzo loto o utilizzare un panchetto di meditazione; l’importante è che la nostra colonna vertebrale sia eretta e rilassata e che la nostra testa non sia piegata in avanti. Sedendoci in questo modo il nostro respiro potrà fluire naturalmente e leggermente, senza richiedere alcuno sforzo. Possiamo utilizzare la meditazione seduta per due scopi: uno è l’arresto, e l’altro è il guardare in profondità. Praticare l’arresto significa imparare a fermarsi e ad arrestare il corso dei pensieri o delle azioni che ci creano sofferenza. Quando nella nostra vita quotidiana proviamo un forte sentimento di rabbia, di frustrazione o di disperazione, possiamo sederci per alcuni minuti per respirare profondamente. All’inizio ci sembrerà difficile arrestare il corso dei nostri pensieri, ma se continuiamo a riportare gentilmente la nostra attenzione verso il respiro, dopo alcuni minuti si saranno già calmati. Per aiutare la nostra concentrazione possiamo praticare degli esercizi come:
Inspirando, vedo me stessoa come un fiore Espirando, sono frescoa
Inspirando, vedo me stessoa come un monte Espirando, sono solidoa
Inspirando, vedo me stesso come uno specchio d’acqua Espirando, rifletto la realtà
Inspirando, vedo me stessoa come spazio sconfinato Espirando, sono liberoa
(fiore) (fresco)
(montagna) (solida)
(acqua) (rifletto)
(spazio) (libero)
Un esercizio come questo può nutrire il nostro corpo e la nostra mente, calmare i nostri sentimenti negativi e riportare il sorriso sulle nostre labbra. Prima di tutto possiamo leggere il testo dell’esercizio che ci accingiamo a praticare, ad esempio:”inspiro e vedo me stesso come un fiore, espiro e sono fresco”. Quando abbiamo messo a fuoco l’oggetto della nostra meditazione possiamo lasciare andare queste frasi e semplicemente utilizzare due parole chiave. Mentre inspiriamo possiamo recitare mentalmente la parola “fiore”, e mentre espiriamo “fresco”. Se siamo in grado di praticare con leggerezza e consapevolezza, dopo solo alcuni respiri inizieremo già a sentirci più freschi e rilassati e potremo passare al secondo esercizio.
Mentre pratichiamo la meditazione seduta dobbiamo fare attenzione a non forzare la nostra mente e a non usare la nostra concentrazione per sopprimere i pensieri che non ci piacciono o che ci fanno soffrire. Praticare in questo modo non può che creare ulteriori tensioni nel nostro corpo e trasformare la nostra mente in un campo di battaglia. Quando ci sediamo in meditazione dobbiamo essere pronti ad accettare ogni cosa. Qualsiasi cosa si manifesti nel nostro corpo o nella nostra mente dobbiamo abbracciarla gentilmente con la nostra consapevolezza e riportare tranquillamente la nostra attenzione al respiro o all’oggetto della nostra meditazione. Quando sappiamo praticare l’arresto smettiamo di essere prigionieri delle nostre emozioni e siamo in grado di nutrire il nostro corpo e la nostra mente con le meraviglie della vita che ci circondano ad ogni istante. Thay paragona spesso le nostre emozioni ad una tempesta. Se vediamo la chioma di un albero ondeggiare violentemente fra le raffiche di vento e i lampi, penseremo che l’albero stia per schiantarsi al suolo. Se però dirigiamo il nostro sguardo verso il tronco ci sarà chiaro che l’albero è ben radicato e non rischia di morire, anzi, quando arriverà la primavera offrirà ancora i suoi fiori e i suoi frutti. Allo stesso modo quando siamo scossi da forti emozioni non dobbiamo concentrare la nostra attenzione sui pensieri o sullo stato della nostra mente. Al contrario dobbiamo fare in modo di scendere verso il tronco, verso il nostro corpo. Possiamo prestare attenzione al movimento dell’addome che si espande con l’inspirazione e che cade con l’espirazione. Se superiamo la nostra tendenza a rincorrere i pensieri, scopriremo che il nostro addome è un solido rifugio e che sopravviverà a questa tempesta incolume. Ritornare alla consapevolezza del corpo ci aiuta a farci sentire radicati e stabili. In questo modo anche nelle situazioni più difficili sapremo cosa fare e non rischieremo di reagire sconsideratamente.
La pratica dell’arresto non è confinata alla nostra meditazione seduta. Nonappena la nostra meditazione inizierà ad avere successo, inizieremo a notare dei cambiamenti nella nostra vita quotidiana. La meditazione seduta non è separata dalla nostra vita di tutti i giorni ed è grazie a questo che meditare ci aiuterà a vivere una vita più felice e rilassata.

Thich Nhat Hanh

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2022 Zoom
Breve meditazione e presentazione del percorso.
6a settimana
riposare con il bambino

Meditazione breve. Riposo. Il cielo e le storie

Rilassamento: Spegnere l’incendio del cuore

Meditazione d’amore         13 minuti

Abbandono “.     Rilassamento profondo, canto e  i tre rifugi


“Questo momento imperfetto”
  Meditazione 30″

Meditazione Camminata Lenta

Buongiorno, cari amici, quando avete il tempo e siete soli, se avete una decina di minuti, potete provare la meditazione camminata lenta. Quando si fa la meditazione camminata insieme si può camminare più veloci, in maniera naturale, si passeggia, si passeggia nel regno di Dio, nella terra pura del Buddha. Ma potete cominciare a impegnarvi a fare la meditazione camminata lenta. Se avete 5 minuti,10 minuti questo è sufficiente.

Fate una inspirazione e durante l’inspirazione fate un passo. Solo un passo, portate la vostra attenzione alla pianta del piede e diventate consapevoli del contatto tra il vostro piede e il suolo, e provate ad arrivare al “qui e ora”.
Ci sono alcune alcuni di noi che lo possono fare, un solo passo e si arriva al “qui e ora”.
E potete dire silenziosamente “sono arrivato”. “Sono arrivato” vuol dire “sono arrivato al momento presente”, al “qui e ora”, e non è una dichiarazione verbale, è una realizzazione.

Bisogna proprio arrivare con un passo, questo passo vi riporta al momento presente, dove avete appuntamento con la vita. Ciò vuol dire che la vita è possibile solamente al momento presente. Siete d’accordo? Il Budda ha detto che il passato non c’è più, il futuro non c’è ancora, c’è un solo momento dove potete veramente vivere la vostra vita, è il momento presente. Allora avete un appuntamento con la vita nel momento presente e se perdete il momento presente, perdete l’appuntamento con la vita. Quindi il vostro passo è per riportarvi al momento presente, allo scopo di vivere profondamente il momento presente.
E quando dite “sono arrivato”, significa che siete arrivati veramente al momento presente.
Ma bisogna essere sicuri di essere veramente arrivati; può darsi che siate arrivati soltanto al 20%, l’80% sta ancora correndo.
Nella meditazione buddista si parla del fermarsi. Il fermarsi è una parte importante della pratica.

La pratica del fermarsi è un’arte. Con il fermarsi si può cominciare a vivere veramente la vita. Sappiamo di essere prede del cronometro. C’è una malattia chiamata malattia del tempo, si corre sempre, vogliamo fare le cose e finire i più velocemente possibile, ci sono delle scadenze. PRIMA POSSIBILE… E’ IMPOSSIBILE. Siamo dunque preda di questa dittatura: il cronometro.
Si corre sempre, non si ha il tempo di vivere, di essere se stessi, di ritornare a se stessi, per prendersi cura di se stessi, per prendersi cura dei propri cari. Non si ha il tempo di vivere e di amare, non è vita questa. Allora bisogna praticare in modo di poter avere il tempo per noi stessi, per i nostri cari, di amare, perciò la pratica del fermarsi è così importante; e la meditazione camminata è uno dei mezzi meravigliosi per realizzare il fermarsi; “cammino ma anche arrivo in ogni momento.
“Non corro più”.
Quindi fate un’inspirazione e contemporaneamente un passo e vi dite: sono a casa, sono arrivato, mi sento bene nel momento presente. Non è facile, infatti bisogna resistere per non essere presi dal futuro. Siamo molto bravi per la preparazione del futuro, ma non altrettanto per vivere il momento presente. Allora bisogna impegnarsi. Quindi “sono arrivato, sono a casa”, e come ho detto non è una dichiarazione verbale, è una realizzazione, e bisogna che investiate il 100% del corpo e della mente per poter arrivare veramente al 100%. E’ una sfida. Avete cinque minuti, avete dieci minuti, provate la meditazione camminata lenta: “… sono a casa, sono arrivato”.

Ma bisogna essere onesti con se stessi, bisogna arrivare per davvero, per dichiararsi arrivati. E se non siete veramente arrivati, ma siete arrivati solamente al 50%, non fate un altro passo, rimanete lì; fino a quando non siete arrivati completamente al momento presente dovete fare una inspirazione e un’espirazione, finché sentite che siete proprio arrivati. E avete l’agio di farlo, basta che siate soli e che abbiate 10 minuti. Dieci minuti sono parecchio per fare un solo passo, vero? Quindi è una sfida, e dopo essere riusciti ad arrivare, potete sorridere. Sorridere in modo trionfale, per il successo; e poi potete fare un altro passo: “… sono a casa, sono proprio a casa”.

Casa mia è dove? E’ “qui e ora”. Il “qui e ora” è l’indirizzo della vita. Il vostro appuntamento avviene nel qui e ora con la vita; il vostro appuntamento con la vita è “qui e ora”. Il nostro maestro di Dharma, il Buddha, ha detto che è possibile vivere felicemente nel momento presente: è la buona notizia.
È possibile vivere felicemente nel momento presente. “Dhrista – Dharma -Shuka – Vihara” significa che vivere felicemente il momento presente è possibile. Questa espressione l’ha utilizzata durante una visita al monastero di Savatthi da parte di qualche centinaio di uomini di affari.

C’era un uomo d’affari chiamato Anatapindika, un banchiere, un uomo affari discepolo del Buddha. Egli aveva utilizzato molto bene gli insegnamenti del Buddha, aveva costituito una famiglia felice, ed aveva voluto che gli altri uomini e donne d’affari potessero seguirlo nella pratica. Un giorno è andato dal Buddha con i suoi amici, centinaia di uomini d’affari. Il Buddha sapeva bene che gli uomini d’affari sono sempre di corsa, pensano troppo al futuro, al loro successo, e hanno l’abitudine di pensare che la felicità non sia possibile adesso. Gli manca ancora qualche condizione per essere veramente felici, ed essi la cercano nel futuro, ed è il motivo per cui il Budda ha detto: “Signori, è possibile vivere felicemente nel momento presente”. E quindi ha utilizzato l’espressione “Dhrista – Dharma -Shuka – Vihara”. Ha utilizzato cinque volte questa espressione, durante il suo insegnamento, quel giorno.

Anch’io ho offerto dei ritiri per gli uomini e le donne d’affari, e ho fatto come il Budda. Ho detto: “signori e signore è possibile vivere felicemente nel momento presente”. E per poter fare questo bisogna conoscere l’arte di fermarsi. Bisogna fermare la corsa. Si sa che si corre sempre, anche durante la notte, nel sogno. Si cerca continuamente qualche cosa, non sappiamo che le condizioni della felicità sono già qui nel momento presente.

Con la consapevolezza possiamo riconoscere le condizioni della felicità che sono già disponibili, e la felicità è disponibile adesso. I francesi hanno una canzone intitolata “cosa aspettiamo per essere felici?”, cantate questa canzone per noi […..] L’impronta che lasciate sul suolo è la vostra firma, guardate bene e vedrete se il vostro arrivo è autentico e vero, se siete veramente arrivati lo dovete vedere con i vostri stessi occhi, non avete bisogno di un Buddha che vi dica se siete veramente arrivati, voi lo sapete, è l’impronta, è il suono del vostro passo: sono veramente arrivato.

Il Buddha è qualcuno che può camminare così, arriva ad ogni passo, ha questa capacità di vivere nel momento presente, e noi che siamo e suoi amici vogliamo fare altrettanto. Quindi il fermarsi fa parte integrale della pratica. Se andate in Cina vedrete il segnale di stop nelle città, questo segno è fatto così. [Immagine] E’ lo STOP: bisogna fermare la macchina e aspettare. E’ lo Stop. Questo carattere è lo stesso simbolo che è stato utilizzato nella letteratura buddhista. Lo “stop”, “Fermatevi”. Potete scrivere questa parola, disegnare questo carattere, è facile,1-2-3-4 Potete appendere questo disegno nel vostro soggiorno e potete mettervi davanti, guardarlo e respirare, per potervi veramente fermare. Con i vostri polmoni, con la vostra respirazione consapevole vi impegnate per imparare ad arrivare nel “qui e ora”.
Quando camminate, ogni passo che fate può aiutarvi ad arrivare nel momento presente, per non mancare l’appuntamento con la vita, ed è meraviglioso. Il termine sanscrito è “Samatha”. Il fermarsi va insieme con il rilassamento, non c’è rilassamento possibile senza fermarsi. Il vostro corpo soffre di tensione, di stress a causa del fatto che non sapete come riposare, fate lavorare il vostro corpo un po’ troppo e avete perduto la capacità di riposarvi.

Gli animali della foresta conservano ancora questa capacità di riposarsi. Quando un animale è ferito seriamente, sa che l’unica maniera per guarire è di restare immobile. L’animale non cerca più il cibo, l’animale non cerca più di correre dietro ad un altro animale. L’animale resta là per qualche giorno, e questo è l’unico modo in cui egli si recupera. Quindi questa saggezza è ancora là con gli animali, ma noi, uomini e donne crediamo di essere più civilizzati, invece abbiamo perduto questa capacità di riposare.

Dopo le vacanze ci si sente più stanchi, in quanto, non si sa come, non si è riposato. Bisogna reimparare l’arte di riposare. Il Buddha ci ha proposto degli esercizi per poter rilassare il nostro corpo e distendere le nostre sensazioni. Nel Sutra sulla consapevolezza del respiro ha proposto questo: “ispiro e sono consapevole del mio corpo”, siete in contatto con il vostro corpo, siete ritornati al vostro corpo.

Quando siete in contatto con il vostro corpo incominciate a vedere che c’è della tensione e del dolore nel vostro corpo. Ed è per questo che il secondo esercizio è così: “io inspiro e lascio distendere il mio corpo, rilascio la tensione nel mio corpo”. È il Buddha che ha insegnato questo, in persona. Quindi se riuscite a lasciar andare la tensione del corpo più tardi potete lasciar andare la tensione nei vostri sentimenti, nelle vostre emozioni.

Quindi ci sono degli esercizi per aiutarvi a distendervi, a praticare il fermarsi in quello che concerne il vostro corpo fisico, e in seguito i quello che concerne la vostra mente. Nella posizione seduta o nella posizione sdraiata praticate il distendervi, il rilassamento, il fermarvi. La sorella Chan Khong vi offrirà una seduta di rilassamento profondo e potrete poi praticarlo a casa vostra, con i vostri cari. Se riuscirete a fare questo una volta al giorno, sarà molto bene, per voi e per vostra famiglia. Quindi il fermarsi è anche rilassarsi. Fermarsi è anche la concentrazione. Il fermarsi, il rilassamento, la concentrazione portano la calma e la pace. La calma. La pace. Quindi il fermarsi, Samatha, è la pratica del rilassamento, della concentrazione, della calma, per portare la pace del vostro corpo e alla vostra mente. Nel Sutra della consapevolezza del respiro Budda ha offerto 16 esercizi, e tra questi esercizi ce ne sono alcuni che vi aiutano a calmare il vostro corpo e la vostra mente.

Tornare in contatto con noi stessi – Proteggere la mente e il corpo
di Thich Nhat Hanh

Trovare il tempo di praticare per te stesso non è fatica sprecata, al contrario, è un impiego saggio del tuo tempo. Il Buddha ci ha insegnato a non trascurarci, a prenderci cura di noi stessi; ci ha incoraggiato a praticare in modo intelligente, a osservare a fondo la nostra sofferenza e a intraprendere azioni efficaci per trasformarla. Per essere d’aiuto agli altri devi darti il permesso di praticare per te stesso: non puoi trascurarti, nessuno più di te è meritevole della tua gentilezza e della tua compassione.
Tutti gli esercizi di questo capitolo – respirare, sorridere, il rilassamento profondo eccetera – ti aiutano a rimetterti in connessione con te stesso e a praticare la pace. Mentre li pratichi ascolta il tuo corpo, e ascolta la tua coscienza: se quando riprendiamo contatto con noi stessi ci diamo il tempo di ascoltare il corpo e la mente e di imparare da loro, sapremo che cosa fare e che cosa evitare e offriremo al corpo e alla coscienza una possibilità di guarigione, di trasformazione e di pace. Ripristinare la pace in noi stessi ci dà l’opportunità di ripristinare la pace anche con gli altri.
Molti di coloro che fanno professioni d’aiuto – dottori, infermieri, operatori sociali, psicoterapisti, insegnanti – vengono messi in difficoltà dal proprio dolore personale: a volte stanno male e non sanno come fare a riconoscere e trasformare la propria sofferenza. Da un lato hanno il desiderio di contribuire ad alleviare la sofferenza degli altri, dall’altro però non sanno ancora prendersi cura del proprio dolore personale. In ogni scuola o corso per assistenti o operatori sociali, per medici o per infermieri, insegnanti e avvocati, la pratica della presenza mentale e della cura di se stessi dovrebbe far parte del programma di studi, non solo a scopo informativo intellettuale ma come elemento della vita quotidiana degli studenti. Tutti loro trarrebbero un profitto personale dallo studio e dalla pratica della presenza mentale e renderebbero agli altri un servizio migliore. In una società davvero civile, ogni scuola per professioni d’assistenza dovrebbe insegnare la pratica della presenza mentale.
Ogni volta che conduco un ritiro per professionisti del campo medico e paramedico metto in rilievo che devono prendersi cura di se stessi, prima di cercare di dare aiuto ai loro pazienti. Occorre che imparino che il loro modo di vivere la propria esistenza personale è il fondamento della loro pratica professionale. Come puoi risolvere il problemi dei tuoi pazienti e clienti se tu stesso soffri profondamente, se tu stesso non riesci a comunicare con i membri della tua famiglia?
TNHanh