Presentazione della seconda parte del percorso e del tema delle due prossime settimane
Vorremmo proporvi la pratica con l’energia della Fretta e dell’irrequietezza.
L’energia della Fretta, dell’ansia che spesso ci fa correre dalla sveglia del mattino sino a quando entriamo stanchi nel letto, a volte persino nei sogni!
La Fretta sarà la nostra migliore amica proprio perché ci ricorderà che siamo liberi in ogni momento di stare bene, di fermarci per un attimo prendere un profondo respiro. Iniziamo subito a darci quel rispetto, quell’affetto che crea verso noi stessi una relazione di profonda amicizia; è così che possiamo porre le fondamenta per una relazione sana con gli altri. Regaliamoci momenti di pausa, momenti di amicizia, di gioco e di intimità con noi stessi. Anche un minuto, anche un solo respiro sono un regalo prezioso che interrompe l’ansia che cavalca le nostre giornate e ci ricorda che, nel cuore del riposo, c’è un luogo di pace a cui possiamo accedere in ogni momento, un luogo che nessuno ci può dare e nessuno ci può togliere.
Vorremmo condividere la nostra pratica con l’energia della fretta:
1. Appuntamento. Mi do un appuntamento alla prossima volta in cui sarò nell’energia della fretta.
2. Riconoscimento. Improvvisamente esco dall’oblio e riconosco di essere nell’energia della fretta.
3. Esplorazione. Pur continuando a farmi condurre dall’energia della fretta inizio ad esplorarla. Com’è, dov’è ?Qual è la sensazione generale, come sto? Dov’è nel corpo la fretta? È una contrazione, una pressione, una torsione? Spesso risvegliandomi in questo stato mentale ho la sensazione di essere tra passi indietro al dove dovrei essere, di rincorrere, di essere inseguito …
4. Posso stare bene ora? In questo momento posso rallentare o fermarmi ,rilassarmi per poi adottare un passo, un ritmo, nel quale posso sentirmi a mio agio, nel quale posso permettermi di respirare o devo continuare ad affannarmi nel disagio, nell’ansia? Mi pongo sinceramente questa domanda, senza dare la risposta per scontata e mi metto all’ascolto.
5. Si, posso fermarmi, prendere un respiro … No, non posso fermarmi, starò bene dopo, ora non posso … Quando la risposta è negativa, ascolto profondamente la voce in me che mi spiega che non posso rallentare o riposare, non posso stare bene adesso, dopo…dopo non ora. Possiamo notare come spesso (per non dire sempre) c’è un’idea che si nasconde dietro le argomentazioni della mente, un’idea che sdogana il malessere. Forse potremmo scoprire un’idea tanto radicata, tanto vicino al nostro naso da essere invisibile. Un’idea che molte volte è legata ad un ruolo: bravo figlio, figlia, buon padre, madre, monaco, buddista, cristiano, ateo, brava persona, onesto cittadino, persona concreta ,spirituale o di buon senso, vegetariano, vegano, crudista …. Una delle definizioni di Nirvana è la fine dei concetti, delle convinzioni. Quello che ci fa amare così tanto il cammino del Buddha trasmessoci da Thay è l’invito a lasciar cadere ogni idea, ogni concetto invece di adottarne di nuovi.
Buona esplorazione
Arrendersi al Momento Presente



Fermarsi e guardare in profondità

 

“Vivere felicemente il momento presente”

Samatha, fermarsi. Vivere felicemente nel momento presente Vorremmo proporvi la pratica con l’energia della Fretta con un video dal minuto 1:08’ al 1:53’ (35 minuti).

“La guarigione è possibile nel momento presente”
Se sai come gestire le piccole miserie della vita quotidiana non avrai bisogno di soffrire“““Se sai come gestire le piccole miserie della vita quotidiana non avrai bisogno di soffrire”

Fermarsi

Una storiella zen racconta di un uomo su un cavallo: il cavallo galoppa veloce, e pare che l’uomo debba andare in qualche posto importante. Un tale, lungo la strada, gli grida: “Dove stai andando?” e il cavaliere risponde: “Non so! Chiedi al cavallo!”.

C’è qualche somiglianza tra questa storia e la nostra: anche noi stiamo cavalcando un cavallo, non sappiamo dove stiamo andando e non ci possiamo fermare. Il cavallo è la forza dell’abitudine che ci spinge in una certa direzione, senza che noi si possa fare niente: corriamo sempre, e correre diventa il nostro modo di vivere. Spesso siamo così indaffarati che ci dimentichiamo cosa stiamo facendo e persino chi siamo. Persi in mille preoccupazioni, rimpianti, paure, sogni a occhi aperti, ci dimentichiamo di guardare e apprezzare le cose che ci circondano, le persone che amiamo, finché non è troppo tardi. Quella che sto vivendo, pensano molti di noi, non è la mia vita vera: quella appartiene al passato, a quando ero giovane, oppure è rimandata a quando avrò più denaro, o una posizione migliore, una casa più grande, la laurea, una fidanzata, un figlio… E nel frattempo viviamo come in un’eterna parentesi, immersi in una bolla di sofferenza opaca di cui neppure ci rendiamo conto, convinti che le condizioni attuali non consentano alcuna vera felicità.

Anche quando abbiamo del tempo libero, non sappiamo come entrare in contatto con ciò che sta succedendo dentro e fuori di noi. Così accendiamo il televisore, prendiamo in mano il telefono, sfogliamo una rivista, apriamo Internet, qualsiasi cosa pur di sfuggire a noi stessi. Combattiamo tutto il tempo, anche durante il sonno. Dentro di noi c’è la guerra, ed è facile che questo faccia scoppiare una guerra con gli altri.

Cambiare questo stato di cose è possibile, se lo vogliamo. La prima cosa che dobbiamo imparare è l’arte di fermarsi: fermare i pensieri, le abitudini, le emozioni forti che ci condizionano.

[…]

Fermarsi e vedere sono cose molto vicine. Appena vi fermate le parole della pagina diventano chiare, il problema di vostro figlio diventa chiaro. Fermatevi e guardate: questa è la meditazione di visione profonda. Significa avere una visione intuitiva della realtà. Fermarsi è vedere, e vedere aiuta a fermarsi. I due sono uno. Facciamo così tante cose, corriamo tanto in fretta, la situazione è pericolosa, gli altri ci dicono: “Non stare seduto là, fai qualcosa!”. Forse, fare qualcosa in più peggiora la situazione. Così, potremmo rispondere: “Non fare niente, stai seduto lì!”.

Sedersi, fermarsi, essere se stessi: e poi incominciare da lì. Questo è meditare.
Sedete nella sala di meditazione, a casa vostra, in qualunque altro posto. Ma stare seduti

non è abbastanza, dovete sedervi davvero.
Sedete e siate. Sedere senza essere non è sedere. Fermatevi e siate.

Thich Nhat Hanh, Essere pace, Ubaldini editore, 1989.

Meditazione Camminata Lenta

Buongiorno, cari amici, quando avete il tempo e siete soli, se avete una decina di minuti, potete provare la meditazione camminata lenta. Quando si fa la meditazione camminata insieme si può camminare più veloci, in maniera naturale, si passeggia, si passeggia nel regno di Dio, nella terra pura del Buddha. Ma potete cominciare a impegnarvi a fare la meditazione camminata lenta. Se avete 5 minuti,10 minuti questo è sufficiente.

Fate una inspirazione e durante l’inspirazione fate un passo. Solo un passo, portate la vostra attenzione alla pianta del piede e diventate consapevoli del contatto tra il vostro piede e il suolo, e provate ad arrivare al “qui e ora”.

Ci sono alcune alcuni di noi che lo possono fare, un solo passo e si arriva al “qui e ora”.

E potete dire silenziosamente “sono arrivato”. “Sono arrivato” vuol dire “sono arrivato al momento presente”, al “qui e ora”, e non è una dichiarazione verbale, è una realizzazione.

Bisogna proprio arrivare con un passo, questo passo vi riporta al momento presente, dove avete appuntamento con la vita. Ciò vuol dire che la vita è possibile solamente al momento presente. Siete d’accordo? Il Budda ha detto che il passato non c’è più, il futuro non c’è ancora, c’è un solo momento dove potete veramente vivere la vostra vita, è il momento presente. Allora avete un appuntamento con la vita nel momento presente e se perdete il momento presente, perdete l’appuntamento con la vita. Quindi il vostro passo è per riportarvi al momento presente, allo scopo di vivere profondamente il momento presente.

E quando dite “sono arrivato”, significa che siete arrivati veramente al momento presente.

Ma bisogna essere sicuri di essere veramente arrivati; può darsi che siate arrivati soltanto al 20%, l’80% sta ancora correndo.

Nella meditazione buddista si parla del fermarsi. Il fermarsi è una parte importante della pratica.

La pratica del fermarsi è un’arte. Con il fermarsi si può cominciare a vivere veramente la vita. Sappiamo di essere prede del cronometro. C’è una malattia chiamata malattia del tempo, si corre sempre, vogliamo fare le cose e finire i più velocemente possibile, ci sono delle scadenze. PRIMA POSSIBILE… E’ IMPOSSIBILE. Siamo dunque preda di questa dittatura: il cronometro.

Si corre sempre, non si ha il tempo di vivere, di essere se stessi, di ritornare a se stessi, per prendersi cura di se stessi, per prendersi cura dei propri cari. Non si ha il tempo di vivere e di amare, non è vita questa. Allora bisogna praticare in modo di poter avere il tempo per noi stessi, per i nostri cari, di amare, perciò la pratica del fermarsi è così importante; e la meditazione camminata è uno dei mezzi meravigliosi per realizzare il fermarsi; “cammino ma anche arrivo in ogni momento.

Non corro più”. Quindi fate un’inspirazione e contemporaneamente un passo e vi dite: sono a casa, sono arrivato, mi sento bene nel momento presente. Non è facile, infatti bisogna resistere per non essere presi dal futuro. Siamo molto bravi per la preparazione del futuro, ma non altrettanto per vivere il momento presente. Allora bisogna impegnarsi. Quindi “sono arrivato, sono a casa”, e come ho detto non è una dichiarazione verbale, è una realizzazione, e bisogna che investiate il 100% del corpo e della mente per poter arrivare veramente al 100%. E’ una sfida. Avete cinque minuti, avete dieci minuti, provate la meditazione camminata lenta: “… sono a casa, sono arrivato”.

Ma bisogna essere onesti con se stessi, bisogna arrivare per davvero, per dichiararsi arrivati. E se non siete veramente arrivati, ma siete arrivati solamente al 50%, non fate un altro passo, rimanete lì; fino a quando non siete arrivati completamente al momento presente dovete fare una inspirazione e un’espirazione, finché sentite che siete proprio arrivati. E avete l’agio di farlo, basta che siate soli e che abbiate 10 minuti. Dieci minuti sono parecchio per fare un solo passo, vero? Quindi è una sfida, e dopo essere riusciti ad arrivare, potete sorridere. Sorridere in modo trionfale, per il successo; e poi potete fare un altro passo: “… sono a casa, sono proprio a casa”.

Casa mia è dove? E’ “qui e ora”. Il “qui e ora” è l’indirizzo della vita. Il vostro appuntamento avviene nel qui e ora con la vita; il vostro appuntamento con la vita è “qui e ora”. Il nostro maestro di Dharma, il Buddha, ha detto che è possibile vivere felicemente nel momento presente: è la buona notizia.

È possibile vivere felicemente nel momento presente. “Dhrista – Dharma -Shuka – Vihara” significa che vivere felicemente il momento presente è possibile. Questa espressione l’ha utilizzata durante una visita al monastero di Savatthi da parte di qualche centinaio di uomini di affari.

C’era un uomo d’affari chiamato Anatapindika, un banchiere, un uomo affari discepolo del Buddha. Egli aveva utilizzato molto bene gli insegnamenti del Buddha, aveva costituito una famiglia felice, ed aveva voluto che gli altri uomini e donne d’affari potessero seguirlo nella pratica. Un giorno è andato dal Buddha con i suoi amici, centinaia di uomini d’affari. Il Buddha sapeva bene che gli uomini d’affari sono sempre di corsa, pensano troppo al futuro, al loro successo, e hanno l’abitudine di pensare che la felicità non sia possibile adesso. Gli manca ancora qualche condizione per essere veramente felici, ed essi la cercano nel futuro, ed è il motivo per cui il Budda ha detto: “Signori, è possibile vivere felicemente nel momento presente”. E quindi ha utilizzato l’espressione “Dhrista – Dharma -Shuka – Vihara”. Ha utilizzato cinque volte questa espressione, durante il suo insegnamento, quel giorno.

Anch’io ho offerto dei ritiri per gli uomini e le donne d’affari, e ho fatto come il Budda. Ho detto: “signori e signore è possibile vivere felicemente nel momento presente”. E per poter fare questo bisogna conoscere l’arte di fermarsi. Bisogna fermare la corsa. Si sa che si corre sempre, anche durante la notte, nel sogno. Si cerca continuamente qualche cosa, non sappiamo che le condizioni della felicità sono già qui nel momento presente.

Con la consapevolezza possiamo riconoscere le condizioni della felicità che sono già disponibili, e la felicità è disponibile adesso. I francesi hanno una canzone intitolata “cosa aspettiamo per essere felici?”, cantate questa canzone per noi […..] L’impronta che lasciate sul suolo è la vostra firma, guardate bene e vedrete se il vostro arrivo è autentico e vero, se siete veramente arrivati lo dovete vedere con i vostri stessi occhi, non avete bisogno di un Buddha che vi dica se siete veramente arrivati, voi lo sapete, è l’impronta, è il suono del vostro passo: sono veramente arrivato.

Il Buddha è qualcuno che può camminare così, arriva ad ogni passo, ha questa capacità di vivere nel momento presente, e noi che siamo e suoi amici vogliamo fare altrettanto. Quindi il fermarsi fa parte integrale della pratica. Se andate in Cina vedrete il segnale di stop nelle città, questo segno è fatto così. [Immagine] E’ lo STOP: bisogna fermare la macchina e aspettare. E’ lo Stop. Questo carattere è lo stesso simbolo che è stato utilizzato nella letteratura buddhista. Lo “stop”, “Fermatevi”. Potete scrivere questa parola, disegnare questo carattere, è facile,1-2-3-4 Potete appendere questo disegno nel vostro soggiorno e potete mettervi davanti, guardarlo e respirare, per potervi veramente fermare. Con i vostri polmoni, con la vostra respirazione consapevole vi impegnate per imparare ad arrivare nel “qui e ora”.

Quando camminate, ogni passo che fate può aiutarvi ad arrivare nel momento presente, per non mancare l’appuntamento con la vita, ed è meraviglioso. Il termine sanscrito è “Samatha”. Il fermarsi va insieme con il rilassamento, non c’è rilassamento possibile senza fermarsi. Il vostro corpo soffre di tensione, di stress a causa del fatto che non sapete come riposare, fate lavorare il vostro corpo un po’ troppo e avete perduto la capacità di riposarvi.

Gli animali della foresta conservano ancora questa capacità di riposarsi. Quando un animale è ferito seriamente, sa che l’unica maniera per guarire è di restare immobile. L’animale non cerca più il cibo, l’animale non cerca più di correre dietro ad un altro animale. L’animale resta là per qualche giorno, e questo è l’unico modo in cui egli si recupera. Quindi questa saggezza è ancora là con gli animali, ma noi, uomini e donne crediamo di essere più civilizzati, invece abbiamo perduto questa capacità di riposare.

Dopo le vacanze ci si sente più stanchi, in quanto, non si sa come, non si è riposato. Bisogna reimparare l’arte di riposare. Il Buddha ci ha proposto degli esercizi per poter rilassare il nostro corpo e distendere le nostre sensazioni. Nel Sutra sulla consapevolezza del respiro ha proposto questo: “ispiro e sono consapevole del mio corpo”, siete in contatto con il vostro corpo, siete ritornati al vostro corpo.

Quando siete in contatto con il vostro corpo incominciate a vedere che c’è della tensione e del dolore nel vostro corpo. Ed è per questo che il secondo esercizio è così: “io inspiro e lascio distendere il mio corpo, rilascio la tensione nel mio corpo”. È il Buddha che ha insegnato questo, in persona. Quindi se riuscite a lasciar andare la tensione del corpo più tardi potete lasciar andare la tensione nei vostri sentimenti, nelle vostre emozioni.

Quindi ci sono degli esercizi per aiutarvi a distendervi, a praticare il fermarsi in quello che concerne il vostro corpo fisico, e in seguito i quello che concerne la vostra mente. Nella posizione seduta o nella posizione sdraiata praticate il distendervi, il rilassamento, il fermarvi. La sorella Chan Khong vi offrirà una seduta di rilassamento profondo e potrete poi praticarlo a casa vostra, con i vostri cari. Se riuscirete a fare questo una volta al giorno, sarà molto bene, per voi e per vostra famiglia. Quindi il fermarsi è anche rilassarsi. Fermarsi è anche la concentrazione. Il fermarsi, il rilassamento, la concentrazione portano la calma e la pace. La calma. La pace. Quindi il fermarsi, Samatha, è la pratica del rilassamento, della concentrazione, della calma, per portare la pace del vostro corpo e alla vostra mente. Nel Sutra della consapevolezza del respiro Budda ha offerto 16 esercizi, e tra questi esercizi ce ne sono alcuni che vi aiutano a calmare il vostro corpo e la vostra mente.

– L’arte di non fare niente in particolare

Nella nostra società, abbiamo la tendenza a considerare il non fare niente come qualcosa di negativo, se non addirittura di malvagio. Ma quando ci perdiamo nelle attività, non facciamo altro che diminuire la qualità della nostra vita. Facciamo a noi stessi un disservizio. È importante, invece, preservare noi stessi, la nostra freschezza e il buon umore, la nostra gioia e la compassione. Nel Buddhismo, coltiviamo la “assenza di scopo”, ed infatti, nella tradizione buddhista, la persona ideale, un “arhat” o “bodhisattva”, è una persona poco occupata, qualcuno che senza un posto di preciso dove andare o qualcosa da fare. La gente dovrebbe imparare come stare lì semplicemente, non facendo niente. Provate a passare una giornata senza fare niente; non la chiamiamo una “giornata pigra”. Eppure, per molti di noi, abituati a correre da una parte all’altra , una giornata pigra è realmente un compito arscite arduo! Non è facile essere e basta. Se riuscite ad essere felici, rilassati e sorridenti, quando non state facendo qualcosa, siete abbastanza forti. Non fare niente porta qualità nell’esistenza, che è molto importante. Così, non fare niente è veramente qualcosa. Per favore, scrivetelo ed mettetelo in evidenza all’interno della vostra casa: Non fare niente è qualcosa.

Traduzione da: Thich Nhat Hanh, Answers from the Heart, Parallax, 2009.