Porto la mia attenzione alla postura, riconosco la tensione/torsione del corpo.
Permetto al corpo di assumere una postura corretta: la colonna vertebrale si raddrizza naturalmente; posso dondolarmi in avanti o di lato, in modo sempre più impercettibile, fino a trovare la corretta postura.
Sulla sedia: mi siedo sul bordo, senza appoggiarmi allo schienale, all’interno della postura corretta mi rilasso.

Pratica:
-Tornare alla corretta postura: in qualunque posizione io sia, allungo la colonna, poi mi rilasso.
– Quattro posture (seguo cinque respiri in piedi, cinque camminando, sdraiato, seduto, poi ancora in piedi, camminando…)
Questa pratica non necessita di un tempo lungo, pochi minuti sono sufficienti.

Abitare il corpo, grazie al respiro entrare in contatto con i luoghi aperti, morbidi, rilassati quanto con quelli più tesi, chiusi dove possiamo avvertire una torsione o una pressione, in qualche modo un disagio.
Portare proprio qui il nostro respiro ,in queste zone del corpo dove avvertiamo una resistenza all’abbandono ed al rilassamento.
Invece di rifiutare o cercare di non sentire, cercare di cambiare o di risolvere il disagio, cullati dall’onda del respiro riposiamo nel cuore stesso della sensazione.
La libertà dalla paura del dolore.
“La consapevolezza è soprattutto la capacità di saper riconoscere la presenza di un oggetto di percezione senza prendere posizione, senza giudicarlo, desiderarlo o disprezzarlo. Per esempio, mettiamo di avere una zona del corpo dolente: con la consapevolezza noi prendiamo semplicemente atto di quel dolore. E’ un genere di preghiera molto diverso a quello a cui forse sarete abituati, ma anche sedere in meditazione ed essere semplicemente coscienti di quel dolore significa pregare”
Thich Nhat Hanh

3/14/b – Meditazione Guidata (Zoom) “Il riposo nel corpo abitato, la postura”:

Ecco quattro meditazioni sulla postura:

Med.postura breve 11’

Pratica delle Quattro posture

Seguo cinque respiri in piedi, cinque respiri camminando, cinque respiri sdraiato, cinque respiri seduto,
poi ancora in piedi, camminando…
Questa pratica non necessita di un tempo lungo, pochi minuti sono sufficienti.
Questa pratica è stata proposta a Plum Village e in alcuni ritiri in Italia dal monaco Thai Doji ed è ispirata dal Satipatthana sutta:
‘… Quando cammina il praticante ne è consapevole:
sto camminando.
Quando è in piedi ne è consapevole:
sono in piedi.
Quando siede ne è consapevole:
sono seduto.
Quando è sdraiato ne è consapevole:
sono sdraiato.

In qualsiasi postura gli capiti di trovarsi egli è consapevole della propria postura.’

Vivere felicemente nel momento presente

Thich Nhat Hanh, ci aiuta a prenderci cura delle sensazioni dolorose

Thay ci invita a  smettere di correre ed entrare nella felicità grazie alla consapevolezza.
“Il praticante si radica nell’osservazione del corpo nel corpo… quando va o torna, il praticante applica la presenza mentale all’andare o al tornare. Quando guarda davanti o dietro, quando si china o si rialza, applica la presenza mentale a ciò che sta facendo.  Quando mangia o beve, mastica o gusta il cibo, quando elimina escrementi o urina, quando cammina, sta in piedi, si sdraia, siede, dorme o si sveglia, parla o rimane in silenzio, fa splendere su ogni attività la luce della presenza mentale.
dal Discorso sul quattro fondamenti della presenza –

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Satipatthana Sutta
Discorso sul primo dei quattro fondamenti della presenza mentale

“Il praticante si radica nell’osservazione del corpo nel corpo, diligente, con una chiara comprensione, consapevole, avendo abbandonato ogni desiderio e avversione per questa vita.”
Egli va nella foresta, ai piedi di un albero, o in una stanza vuota, si siede nella posizione del loto, mantiene il busto eretto e pratica la nuda osservazione di sé in presenza mentale . Egli inspira, consapevole di inspirare. Egli espira, consapevole di espirare. Quando inspira un respiro lungo, egli sa: “Sto inspirando un respiro lungo” . Quando espira un respiro lungo, egli sa: ”Sto espirando un respiro lungo”. Quando inspira un respiro breve, egli sa: ”Sto inspirando un respiro breve”. Quando espira un respiro breve, egli sa: “Sto espirando un respiro breve”.
Egli esercita la seguente pratica: “Inspirando , sono consapevole di tutto il corpo. Espirando, sono consapevole di tutto il corpo. Inspirando, calmo il corpo. Espirando, calmo il corpo”.
Inoltre, quando cammina, il praticante è consapevole : “Sto camminando”. Quando è in piedi, è consapevole: “Sono in piedi”. Quando siede, è consapevole: “Sono seduto”. Quando è sdraiato, è consapevole: “Sono sdraiato”. In qualsiasi posizione si trovi , egli è consapevole della posizione del corpo.
Inoltre, quando va o torna, il praticante applica la presenza mentale all’andare o al tornare. Quando guarda davanti o dietro, quando si china o si rialza, applica la presenza mentale a ciò che sta facendo. Quando mangia o beve, mastica o gusta il cibo, quando elimina escrementi o urina, quando cammina, sta in piedi, si sdraia, siede, dorme o si sveglia, parla o rimane in silenzio, fa splendere su ogni attività la luce della presenza mentale.
Inoltre, il praticante medita sul proprio corpo, dalla pianta dei piedi verso l’alto e dai capelli verso il basso; un corpo rivestito e protetto dalla pelle e pieno delle impurità che gli sono proprie: “Ecco capelli, peli, unghie, denti, pelle, carne, tendini, ossa, midollo, reni, cuore, fegato, diaframma, milza, polmoni, intestini, visceri, escrementi, bile, catarro, pus, sangue, sudore, grasso, lacrime, sebo, saliva, muco, liquido sinoviale, urina” .
Inoltre, in qualsiasi posizione si trovi il corpo, il praticante passa in rassegna gli elementi che lo compongono: “In questo corpo ci sono l’elemento terra, l’elemento acqua, l’elemento fuoco e l’elemento aria”.
Inoltre, il praticante paragona il proprio corpo a un cadavere che immagina di vedere abbandonato in un cimitero da uno, due, tre giorni , gonfio, livido, in putrefazione , e osserva: “il mio corpo è della stessa natura, subirà la stessa fine, non può evitare in alcun modo questa condizione”.
Così il praticante si radica nell’osservazione del corpo nel corpo, dall’interno o dall’esterno del corpo, o dall’interno e dall’esterno del corpo. Si radica nell’osservazione del processo di originazione o del processo di dissoluzione nel corpo, o in entrambi i processi, di originazione e dissoluzione. E’ consapevole del fatto: “Qui c’è un corpo, fino al raggiungimento della comprensione e della piena consapevolezza. Egli si radica nell’osservazione, libero, non intrappolato in nessuna considerazione mondana. Così si pratica l’osservazione del corpo nel corpo”.

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