“Il Corpo abitato è il primo atto d’amore “
meditazione/rilassamento

“Il Corpo abitato è il primo atto d’amore “
la postura che permette il nutrimento e la guarigione.
il mistero del corpo tra la terra e il cielo..

Abbi piena coscienza che tutto ciò che è accaduto e tutto ciò che accadrà si trova in ogni tuo passo.
Che sempre crescano fiori e frutti nei luoghi che i tuoi piedi hanno toccato.”
T. N. HANH

la Postura, il corpo abitato.    
Lasciarsi nutrire e guarire dalla madre terra riposando nel cuore di questo semplice passo, il bacio tra il corpo e la terra.

Cari amici, grazie per questo viaggio che é al tempo stesso personale e collettivo, intimo e condiviso.
Vorremmo ricordarvi la forza che hanno questi temi apparente semplici del nostro lavoro, negli incontri e nel lavoro personale durante la settimana.

Il Respiro…la Terra…la Postura, semplici, nutrienti Amici.
Cosa accade quando con coraggio e un po’ di pazienza mi sposto dal pensare al “sentire” il Respiro che mi percorre…la Terra che mi sostiene…?
Questa settimana abbiamo la possibilità di esplorare  l’atto del camminare, il semplice gesto di posare un passo sulla Terra.

La Terra che ci sostiene quando siamo seduti, in piedi, sdraiati o camminando.
Radicarsi nei passi, scoprire la gioia dell’accompagnare il respiro con i passi e sorprendersi del poter portare questa stabilità fuori, nella strada, tra la gente, è un grande regalo.
Riemergere dalle preoccupazioni, dalle rapide dei progetti ,dai gorghi dell’ansia e delle anticipazioni, celebrare la ritrovata libertà con tre semplici respiri è un atto di grande coraggio, un gesto che -se ripetuto e integrato -crea una preziosa abitudine, un “automatismo positivo” .
È come uno spostamento dalla fiducia nella manipolazione, nell’illusione del controllo della mente preoccupata,  alla Fiducia, a una fiducia senza oggetto, alla fiducia nella fiducia.
Proprio per consolidare questo atto di fiducia , vorremmo proporvi di continuare a coltivare questa splendida pratica del regalarci Tre respiri ogni volta che riemergiamo dall’ansia e dalla tensione della preoccupazione, lasciando che il respiro lenisca le tensioni accumulate nel corpo e ci restituisca alla libertà ed alla gioia del vivere( possiamo, se il corpo lo desidera e la situazione lo permette, accompagnare i tre respiri con tre movimenti di apertura…).
Ci vuole coraggio ed una buona dose di creatività, una autentica disponibilità alla sperimentazione.
Ma il guadagno è grande!

La Terra, i passi, il Rilassamento. Riposando nel corpo che incontra la terra (pianta dei piedi, glutei o schiena), affido il peso del corpo alla terra, mi abbandono alla terra con fiducia.

Nella meditazione seduta porto la mia attenzione alla postura, riconosco la tensione/torsione del corpo.
Permetto al corpo di assumere una postura corretta: la colonna vertebrale si raddrizza naturalmente; posso dondolarmi in avanti o di lato, in modo sempre più impercettibile, fino a trovare la corretta postura.
Sulla sedia: mi siedo sul bordo, senza appoggiarmi allo schienale, all’interno della postura corretta mi rilasso.

Pratica quotidiana:
Abitare il corpo, grazie al respiro entrare in contatto con i luoghi aperti, morbidi, rilassati quanto con quelli più tesi, chiusi dove possiamo avvertire una torsione o una pressione, in qualche modo un disagio.
 Portare proprio qui il nostro respiro e il nostro affetto, in questa zona del corpo dove avvertiamo una resistenza all’abbandono ed al rilassamento. 
Invece di rifiutare o cercare di non sentire, cercare di cambiare o di risolvere il disagio, riposiamo cullati dall’onda del respiro nel cuore stesso della sensazione. 
La libertà dalla paura del dolore.

La Pratica della Meditazione Camminata

Meditazione camminata lenta dei 3-4 metri:
Inspiro, il passo accompagna l’inspirazione.
Espiro, il passo accompagna l’espirazione.

pratica della Camminata lenta 2

Meditazione camminata
“La mente può andare in mille direzioni.

Su questo splendido sentiero cammino in pace.
A ogni passo soffia una brezza delicata,
A ogni passo sboccia un fiore.”

La meditazione camminata, sia al chiuso che all’aperto, è una pratica davvero preziosa. Meditazione camminata significa che sappiamo che stiamo camminando. Camminiamo soltanto per camminare, senza più alcuna fretta. Ci sono famiglie e comunità che camminano insieme ogni giorno e questo dà loro molta pace e gioia.
La pratica consiste nel camminare lentamente, in maniera rilassata, con la testa diritta e un lieve sorriso sulle labbra. Occorre solo stare in contatto con il respiro e con i passi. Quando praticate al chiuso fate un passo mentre inspirate e il passo successivo mentre espirate. All’aperto potete camminare più velocemente, lasciando ai vostri polmoni il tempo e la quantità d’aria di cui hanno bisogno, limitandovi a notare quanti passi fate intanto che i vostri polmoni si riempiono e quanti mentre si svuotano. Per aiutarvi potete contare o usare una parola, una frase o una gatha. Se lungo il percorso vedete qualcosa con cui desiderate stabilire un contatto in presenza mentale (il cielo azzurro, le colline, un albero o un uccello), fermatevi mantenendo la consapevolezza del respiro.

*Per la meditazione camminata in casa, scegliere un percorso di 3 o 4  metri da percorrere avanti e indietro. Nel momento in cui ci voltiamo per cambiare direzione, possiamo fermarci e regalarci tre respiri prima di ricominciare.


2022
3a settimana Meditazione e rilassamento.
Zoom “Il riposo nel corpo abitato, la postura”
il percorso fatto nel 2022 metteva l’accento sulla creatività piuttosto che sull’appuntamento con il momento l’emozione dolorosa

Ecco quattro meditazioni sulla postura:

Med.postura breve 11’

Pratica delle Quattro posture

Seguo cinque respiri in piedi, cinque respiri camminando, cinque respiri sdraiato, cinque respiri seduto,
poi ancora in piedi, camminando…
Questa pratica non necessita di un tempo lungo, pochi minuti sono sufficienti.
Questa pratica è stata proposta a Plum Village e in alcuni ritiri in Italia dal monaco Thai Doji ed è ispirata dal Satipatthana sutta:
‘… Quando cammina il praticante ne è consapevole:
sto camminando.
Quando è in piedi ne è consapevole:
sono in piedi.
Quando siede ne è consapevole:
sono seduto.
Quando è sdraiato ne è consapevole:
sono sdraiato.

In qualsiasi postura gli capiti di trovarsi egli è consapevole della propria postura.’

Thay ci invita a smettere di correre ed entrare nella felicità grazie alla consapevolezza.

Satipatthana Sutta
Discorso sul primo dei quattro fondamenti della presenza mentale

“Il praticante si radica nell’osservazione del corpo nel corpo, diligente, con una chiara comprensione, consapevole, avendo abbandonato ogni desiderio e avversione per questa vita.”
Egli va nella foresta, ai piedi di un albero, o in una stanza vuota, si siede nella posizione del loto, mantiene il busto eretto e pratica la nuda osservazione di sé in presenza mentale . Egli inspira, consapevole di inspirare. Egli espira, consapevole di espirare. Quando inspira un respiro lungo, egli sa: “Sto inspirando un respiro lungo” . Quando espira un respiro lungo, egli sa: ”Sto espirando un respiro lungo”. Quando inspira un respiro breve, egli sa: ”Sto inspirando un respiro breve”. Quando espira un respiro breve, egli sa: “Sto espirando un respiro breve”.
Egli esercita la seguente pratica: “Inspirando , sono consapevole di tutto il corpo. Espirando, sono consapevole di tutto il corpo. Inspirando, calmo il corpo. Espirando, calmo il corpo”.
Inoltre, quando cammina, il praticante è consapevole : “Sto camminando”. Quando è in piedi, è consapevole: “Sono in piedi”. Quando siede, è consapevole: “Sono seduto”. Quando è sdraiato, è consapevole: “Sono sdraiato”. In qualsiasi posizione si trovi , egli è consapevole della posizione del corpo.
Inoltre, quando va o torna, il praticante applica la presenza mentale all’andare o al tornare. Quando guarda davanti o dietro, quando si china o si rialza, applica la presenza mentale a ciò che sta facendo. Quando mangia o beve, mastica o gusta il cibo, quando elimina escrementi o urina, quando cammina, sta in piedi, si sdraia, siede, dorme o si sveglia, parla o rimane in silenzio, fa splendere su ogni attività la luce della presenza mentale.
Inoltre, il praticante medita sul proprio corpo, dalla pianta dei piedi verso l’alto e dai capelli verso il basso; un corpo rivestito e protetto dalla pelle e pieno delle impurità che gli sono proprie: “Ecco capelli, peli, unghie, denti, pelle, carne, tendini, ossa, midollo, reni, cuore, fegato, diaframma, milza, polmoni, intestini, visceri, escrementi, bile, catarro, pus, sangue, sudore, grasso, lacrime, sebo, saliva, muco, liquido sinoviale, urina” .
Inoltre, in qualsiasi posizione si trovi il corpo, il praticante passa in rassegna gli elementi che lo compongono: “In questo corpo ci sono l’elemento terra, l’elemento acqua, l’elemento fuoco e l’elemento aria”.
Inoltre, il praticante paragona il proprio corpo a un cadavere che immagina di vedere abbandonato in un cimitero da uno, due, tre giorni , gonfio, livido, in putrefazione , e osserva: “il mio corpo è della stessa natura, subirà la stessa fine, non può evitare in alcun modo questa condizione”.
Così il praticante si radica nell’osservazione del corpo nel corpo, dall’interno o dall’esterno del corpo, o dall’interno e dall’esterno del corpo. Si radica nell’osservazione del processo di originazione o del processo di dissoluzione nel corpo, o in entrambi i processi, di originazione e dissoluzione. E’ consapevole del fatto: “Qui c’è un corpo, fino al raggiungimento della comprensione e della piena consapevolezza. Egli si radica nell’osservazione, libero, non intrappolato in nessuna considerazione mondana. Così si pratica l’osservazione del corpo nel corpo”.

Camminare in consapevolezza
Tutti hanno bisogno di camminare. Possiamo sempre godere della meditazione camminata, che andiamo dal posto di lavoro alla metropolitana oppure al parcheggio o al gabinetto, percorrendo svariati isolati o soltanto pochi passi: significa imparare a camminare con consapevolezza di ogni passo che facciamo, liberi dai pensieri e dai progetti.
Se desideri camminare in pace puoi fare due o tre passi durante l’inspirazione. Io quando inspiro di solito faccio due passi e mi dico “inspiro, inspiro”. Lo dico coi piedi, non con la bocca ad alta voce; concentro l’attenzione sulle piante dei piedi e tocco il terreno con molto affetto, come baciando la terra con i piedi. Espirando faccio altri due passi, dicendomi “espiro, espiro”. Dunque il ritmo è “inspiro, inspiro; espiro, espiro”. Tocca la terra in consapevolezza, lascia che il respiro scorra spontaneo e coordina con lui i passi. Non restare “nella testa” ma porta giù l’attenzione alla pianta dei piedi: noterai che i tuoi passi saranno molto più stabili e sicuri e questa stabilità ti entrerà nel corpo e nella coscienza. Cammini da persona libera, non sei più schiavo dei tuoi progetti, delle tue preoccupazioni. Ogni passo che fai ti aiuta a rivendicare la tua libertà.
Io cammino perché desidero camminare, non perché qualcuno mi spinge o mi costringe a camminare; cammino da persona libera, godendo di ogni passo. Non mi affretto, perché desidero stare realmente nel qui e ora, in contatto con la vita, ad ogni passo che faccio. “Inspiro, inspiro; espiro, espiro.” Può essere molto piacevole sentirsi dentro questa libertà: sei tu a camminare, non stai lasciandoti attirare nel passato né spingere nel futuro o nei tuoi progetti; sei te stesso, padrone di te stesso.
Dopo aver praticato il primo esercizio di questa poesia, continui con “profondo, lento”: “profondo, profondo. Lento, lento.” Puoi dirti “profondo” ad ogni passo che fai inspirando e “lento” ad ogni passo che fai espirando. Dillo coi piedi, non con la mente. Sei consapevole del numero di passi che i tuoi polmoni ti chiedono di fare nella durata dell’inspirazione e dell’espirazione, con il massimo agio. Se senti che camminare così è una vera fatica non stai praticando correttamente: la pratica dovrebbe essere rigenerante, trasformatrice e allo stesso tempo piacevole.
Poi puoi scegliere “calma, agio”. Non pronunciare meccanicamente le parole: quando dici la parola calma coi piedi devi sentire la calma nel corpo, nelle sensazioni. Quando sei concentrato e ti godi i passi che fai, dai sostegno a tutti quelli che stanno cercando di fare la stessa cosa. E quando fai la pratica di camminare in consapevolezza insieme ad altri, hai anche il sostegno della loro presenza e della loro pratica. Se godi di ogni passo che fai in piena stabilità e libertà, con calma e agio, dai un grande contributo alla qualità della vita di tutti.
Devi essere capace di rilassarti, di lasciar andare. Qualunque cosa succeda – problemi, avvenimenti – non dovrebbe farti perdere la felicità e la pace, perché hai il Buddha dentro di te, ossia l’energia del risveglio. Il Buddha è con te quando sorridi in consapevolezza; il Buddha è con te quando cammini in consapevolezza. Il Buddha è con te quando bevi il tè in pace. Sei consapevole di saper bere il tè in quel modo, di saper camminare in quel modo, di saper respirare in quel modo. Non pensare che il Buddha sia qualcosa di astratto: il Buddha è concretissimo, è l’energia della consapevolezza che hai sempre a disposizione, se la sai utilizzare.
Conosco un’imprenditrice che pratica sempre la meditazione camminata da un edificio all’altro dell’azienda. Invece di precipitarsi si concede il tempo di godere di ogni passo che fa e in quel lasso di tempo smette davvero di pensare al lavoro. Lei sì che sa trattarsi con amore!
Camminare in consapevolezza è una cosa che possiamo imparare tutti. È magnifico sentire di essere vivi a camminare su questo bellissimo pianeta. Molti di noi hanno l’abitudine di correre, incapaci di vivere a fondo nel qui e ora. Se camminiamo soltanto per arrivare da qualche altra parta sacrifichiamo il camminare in sé e per sé; allora non c’è alcuna vita, mentre camminiamo. È una perdita: dov’è il Regno di Dio? Il Regno di Dio è a nostra disposizione qui e ora e se sai camminare in consapevolezza puoi entrarvi ad ogni passo che fai. È solo questione di allenamento: abbiamo già a disposizione così tante meraviglie della vita!
Un giorno al Lower Hamlet praticavamo la meditazione camminata con un nutrito gruppo di monache e monaci cattolici. Conducevo io la camminata. Andando verso il bosco attraversammo un prato; era primavera e fra l’erba c’erano tanti fiorellini minuti di diversi colori. Camminavamo in consapevolezza, godendo di ogni passo, quindi entravamo in contatto con i prodigi della vita disponibili in quel mese di maggio. Fu una camminata risanatrice e piena di gioia. Nessuno diceva niente, ci godevamo semplicemente il contatto dei piedi con la terra, la connessione con tutto ciò che era presente nel qui e ora. Arrivati nel bosco ci sedemmo ad ascoltare gli uccelli, godendoci il sole che filtrava attraverso le foglie. Era splendido! Riuscivamo a toccare il miracolo della vita, lì presente. Eravamo in maggior parte monaci e monache, buddhisti e cattolici; mi voltai verso un nostro monaco francese e dissi: “Fratello, il paradiso è ora o mai più.” Glielo dissi in francese: “Le paradis est maintenant ou jamais”, e lui annuì sorridendo. Il paradiso non è un’idea, il Regno del Signore non è un’idea: è una realtà, perché la vita è proprio qui con tutti i suoi prodigi.
Se non siamo capaci di stare nel qui e ora non siamo capaci di entrare nel Regno del Signore o nel paradiso. Con un certo allenamento, invece, riusciamo a fermarci nel qui e ora e a entrare in contatto profondo con la vita; questo poi migliora tutto il resto, nella nostra vita, perché siamo più solidi, più liberi, più felici. Prenderci il tempo di camminare regolarmente in questo modo ci aiuterà a trasformarci e così riusciremo meglio a prenderci cura di noi stessi, della nostra famiglia, dei colleghi di lavoro.

La meditazione camminata

La “meditazione camminata” è una meditazione che si fa camminando. Camminiamo lentamente, in modo rilassato, con un lieve sorriso sulle labbra. Quando pratichiamo in questo modo ci sentiamo del tutto a nostro agio; i nostri sono i passi della persona più sicura del mondo. “Meditazione camminata” significa godere davvero di camminare: camminare non per arrivare ma solo per camminare, per stare nel momento presente godendosi ogni passo. Per questo occorre scuotersi via tutte le preoccupazioni e le ansie, non pensare al futuro, non pensare al passato, limitarsi a godere il momento presente. Lo può fare chiunque; ci vuole solo un po’ di tempo, un po’ di consapevolezza e la voglia di essere felici.
Nella vita camminiamo molto spesso, ma di solito è più come se corressimo; i nostri passi affrettati imprimono ansia e dispiacere sulla superficie della Terra. Se però riusciamo a fare anche un solo passo in pace allora possiamo farne due, tre, quattro e poi cinque, per la pace e la felicità del genere umano.
La nostra mente sfreccia da una cosa all’altra come una scimmia che si lancia da un ramo all’altro senza mai fermarsi a risposare. I pensieri hanno milioni di vie da percorrere e ci spingono sempre avanti nel mondo della distrazione e della dimenticanza. Se riusciamo a trasformare il sentiero su cui camminiamo in un campo di meditazione, i nostri piedi faranno ogni singolo passo in piena consapevolezza, il respiro si armonizzerà coi passi, la mente si troverà spontaneamente a proprio agio. Ogni passo rinforzerà in noi la pace e la gioia e ci farà scorrere dentro un flusso di tranquilla energia; allora potremo dire davvero: “A ogni passo soffia una brezza delicata”.
Mentre cammini pratica la consapevolezza del respiro, contando i passi: nota ogni respiro e il numero di passi che fai mentre inspiri e mentre espiri. Se fai tre passi durante l’inspirazione, dì dentro di te: “Uno, due, tre” o “Inspiro, inspiro, inspiro” oppure “Dentro, dentro, dentro” – una parola per ogni passo. Quando espiri, se fai tre passi dirai: “Espiro, espiro, espiro” o “Fuori, fuori, fuori”. Se fai tre passi inspirando e quattro espirando, dirai: “Dentro, dentro, dentro. Fuori, fuori, fuori, fuori.” Oppure “Uno, due tre. Uno due, tre, quattro”.
Non cercare di controllare la respirazione: lascia che i polmoni abbiano tutto il tempo e tutta l’aria di cui hanno bisogno, limitati a prendere nota di quanti passi fai mentre si riempiono e quanti mentre si svuotano, consapevole insieme del respiro e dei passi. La chiave di tutto è la consapevolezza. Quando cammini in salita o in discesa il numero dei passi per ogni respiro cambierà. Segui sempre le necessità dei tuoi polmoni; non cercare di controllare la respirazione né l’andatura ma limitati a osservarli a fondo.
Nei primi tempi l’espirazione forse sarà più lunga dell’inspirazione. Potrai scoprire di fare tre passi durante l’inspirazione e quattro durante l’espirazione (3-4), oppure due passi inspirando e tre espirando (2-3); se ti ci trovi bene, goditi questo modo di praticare. Dopo che avrai fatto meditazione camminata per qualche tempo è probabile che il numero delle inspirazioni e delle espirazioni per ogni passo si uniformi: 3-3 o 2-2 o 4-4.
Se lungo il cammino vedi qualcosa che desideri toccare con la tua consapevolezza – il cielo azzurro, le colline, un albero, un uccello – fermati, continuando sempre a respirare in consapevolezza. Puoi mantenere vivo l’oggetto della tua contemplazione grazie al respiro consapevole; se non respiri consciamente prima o poi l’attività di pensiero tornerà ad attivarsi e l’uccello o l’albero scompariranno. Resta sempre con il respiro.
Quando cammini potrà farti piacere tenere per mano un bambino o una bambina; lei riceverà la tua stabilità e concentrazione, tu riceverai la sua freschezza e innocenza; di tanto in tanto forse avrà voglia di scappare avanti per poi aspettare che la riacchiappi. Un bambino è una campana di consapevolezza che ci ricorda quanto sia splendida la vita. A Plum Village insegno ai piccoli alcune parole-chiave da praticare mentre camminano: “sì, sì, sì” quando inspirano, e “grazie, grazie, grazie” quando espirano. Desidero che rispondano alla vita, alla società e alla Terra in maniera positiva. Lo gradiscono molto!
Dopo che hai praticato per alcuni giorni cerca di aggiungere un passo alla tua espirazione. Per esempio, se il tuo ritmo normale di respiri è 2-2, senza camminare più in fretta allunga l’espirazione e pratica 2-3 per quattro o cinque volte. Poi ritorna a 2-2. Nella respirazione di solito non buttiamo fuori tutta l’aria dai polmoni, ne rimane sempre un po’: aggiungendo un altro passo alla tua espirazione spingerai fuori un po’ più di quella aria stantia. Non esagerare: basta farlo quattro o cinque volte, di più potrebbe stancarti. Dopo aver respirato così quattro o cinque volte lascia che respiro torni al suo ritmo normale; poi cinque o dieci minuti più tardi puoi ripetere il procedimento. Ricordati di aggiungere un passo all’espirazione, non all’inspirazione.
Dopo qualche altro giorno di pratica può darsi che i tuoi polmoni ti dicano: «Sarebbe magnifico se potessimo fare 3-3 invece di 2-3». Se il messaggio è chiaro, provaci; anche in questo caso, fallo solo per quattro o cinque volte e poi torna a 2-2. Dopo cinque o dieci minuti comincia a fare 2-3 e poi di nuovo 3-3. Dopo qualche mese i tuoi polmoni saranno più sani, il sangue circolerà meglio; il tuo modo di respirare si sarà trasformato.
Quando pratichiamo la meditazione camminata arriviamo a destinazione ad ogni istante. Immergendoci a fondo nel momento presente vediamo sparire i rimpianti e i dispiaceri e scopriamo la vita, con tutte le sue meraviglie. Inspirando diciamo: “Sono arrivato”; espirando diciamo: “Sono a casa”. In questo modo superiamo la dispersione e prendiamo dimora in pace nel momento presente, l’unico momento in cui possiamo essere vivi.
Potete praticare la meditazione camminata anche usando i versi di una poesia. Nel buddhismo Zen, la poesia e la pratica vanno sempre insieme.
Sono arrivato sono a casa mia nel “qui”
e nell’ “ora”. Sono solido, sono libero. Dimoro nell’assoluto.
Mentre cammini sii pienamente consapevole dei tuoi piedi, del terreno e dell’elemento di connessione che li lega, ossia del tuo respiro. Si dice che camminare sull’acqua sia un miracolo ma per me il vero miracolo è camminare in pace sulla Terra. La Terra è un miracolo; ogni passo è un miracolo. Fare passi sul nostro pianeta meraviglioso può dare la vera felicità.

Due piedi, un’unica mente
(…) Nel buddhismo, camminare è una forma importante di meditazione. In effetti può essere una pratica spirituale molto profonda. Quando camminava, il Buddha lo faceva senza sforzo, semplicemente godeva di camminare; non aveva bisogno di sforzarsi perché quando si cammina in presenza mentale si è in contatto con tutte le meraviglie della vita che si hanno dentro di sé e intorno a sé. È questo il modo migliore di praticare: praticare senza far vedere che stiamo praticando. Non si fa nessuno sforzo, non si lotta, semplicemente si gode di camminare – ma è qualcosa di molto profondo. (…)
A molti di noi riesce difficilissimo immaginare una pratica priva di sforzo, nel piacere rilassato della consapevolezza. Succede perché non camminiamo con i piedi: certo, fisicamente sono i nostri piedi a camminare, ma la mente è altrove, dunque non stiamo camminando con l’intero corpo e con l’intera coscienza. Consideriamo mente e corpo due cose separate: il corpo sta camminando in una direzione, la coscienza ci trascina in una direzione diversa.
Per il Buddha la mente e il corpo sono due aspetti della stessa entità. Camminare è semplice come mettere un piede davanti all’altro, eppure spesso lo troviamo difficile o noioso; invece di camminare prendiamo la macchina per percorrere pochi isolati, “per risparmiare tempo”. Quando capiamo quanto corpo e mente siano interconnessi, la semplice azione di camminare come faceva il Buddha può essere estremamente facile e piacevole.

Camminare come un Buddha
Puoi fare un passo ed entrare in contatto con la terra in modo da stabilirti nel momento presente: così arrivi nel “qui e ora”. Non occorre fare alcuno sforzo: i piedi toccano la terra in consapevolezza portandoti subito nel qui e ora. Sei libero, all’improvviso – libero da tutti i progetti, da tutte le preoccupazioni, da tutte le aspettative: sei pienamente presente, pienamente vivo, in contatto con la terra.
Quando pratichi da solo la meditazione camminata lenta puoi provare a fare così: inspira e fai un passo, concentrando tutta l’attenzione sulla pianta del piede; non fare il passo successivo finché non sei pienamente arrivato, finché non sei nel qui e ora al cento per cento, puoi concederti il lusso di fare così. Poi, quando sei certo di essere arrivato al cento per cento nel qui e ora, in contatto profondo con la realtà, sorridi e fai il passo successivo. Quando cammini in questo modo imprimi sul terreno la tua stabilità, la tua solidità, la tua libertà, la tua gioia. Il piede che posi è come un sigillo, il sigillo dell’Imperatore. Il sigillo imprime un segno su un foglio di carta. Che cosa vediamo, osservando la nostra impronta? Vediamo il marchio della libertà, il marchio della solidità, il marchio della felicità, il marchio della vita. Sono sicuro che sei capace di fare un passo di questo genere, perché in te c’è un buddha; è quella che si chiama “natura di buddha”, ossia la capacità di essere consapevoli di quello che sta accadendo. “Quel che accade ora è che sono vivo e sto facendo un passo”. Una persona, un essere umano, un homo sapiens dovrebbe esserne in grado: in ognuno di noi c’è un buddha, dovremmo lasciare che sia lui a camminare.
Anche nella situazione più difficile puoi camminare come un buddha [come un essere risvegliato]. L’anno scorso, in marzo, durante il viaggio in Corea ci fu un momento in cui ci ritrovammo circondati e bloccati da centinaia di persone, ognuna con in mano una macchina fotografica, che ci chiudevano la strada. Non c’era spazio per camminare, tutti ci puntavano addosso la macchina fotografica, una situazione difficilissima in cui fare una meditazione camminata! Allora dissi: «Caro Buddha, mi arrendo; cammina tu per me!» – e subito arrivò il Buddha e si mise a camminare in totale libertà; la folla si aprì a fare spazio al Buddha che camminava senza alcuno sforzo.
Se vi trovate in una situazione difficile fate un passo di lato e lasciate che il buddha che è in voi [il vostro lato risvegliato] prenda il vostro posto. Funziona in tutte le situazioni; l’ho provato. È come al computer, quando ci si imbatte in un problema: sei lì che cerchi di uscirne senza riuscirci; arriva tuo fratello maggiore, che è molto bravo col computer, dice «Spostati un po’, ci penso io» e appena si siede va tutto a posto. È proprio così: quando ti trovi in difficoltà, ritirati e lascia che il buddha in te prenda il tuo posto. È facilissimo e per me funziona sempre. Devi avere fede nel tuo buddha interiore e lasciare che sia lui a camminare. (…)
Camminando in questo modo diventi un buddha, diventi un bodhisattva pieno d‘amore, di comprensione e di compassione (1).
(estratto da: THICH NHAT HANH, Buddha Mind, Buddha Body, ed. it.: Camminando con il Buddha, Mondadori 2009, cap. 1)

“La consapevolezza è soprattutto la capacità di saper riconoscere la presenza di un oggetto di percezione senza prendere posizione, senza giudicarlo, desiderarlo o disprezzarlo. Per esempio, mettiamo di avere una zona del corpo dolente: con la consapevolezza noi prendiamo semplicemente atto di quel dolore. E’ un genere di preghiera molto diverso a quello a cui forse sarete abituati, ma anche sedere in meditazione ed essere semplicemente coscienti di quel dolore significa pregare”
Thich Nhat Hanh