il fiume delle sensazioni.
Meditazione seduta/sdraiata

il cibo della mente.
Lettura e presentazione


Il
cibo della mente

di Thich Nhat Hanh

Il Buddha ha detto: “nulla può sopravvivere senza essere nutrito”. È una verità molto semplice e molto profonda. L’amore e l’odio sono entrambi cosa vive: se non alimenti il tuo amore, morirà; se tagli le fonti di nutrimento della tua violenza, la tua violenza morirà. Se vuoi che il tuo amore duri nel tempo, lo devi alimentare ogni giorno. L’amore non può vivere senza cibo; se trascuri il tuo amore, dopo un po’ morirà, forse lasciando posto all’odio. Sei capace di alimentare il tuo amore?

Anche l’odio morirà, se non gli diamo nutrimento. L’odio e la sofferenza crescono sempre di più ogni i giorno perché ogni giorno li alimentiamo, dando loro nuovo cibo. Di che genere di nutrimento hai nutrito la tua disperazione, il tuo odio? Se sei depresso non hai più nessuna forza, nessuna energia, forse hai perfino voglia di morire; perché ti senti così? La nostra depressione non nasce di punto in bianco dal nulla: se riusciamo a riconoscere il cibo che ha alimentato in noi la depressione possiamo smettere di assumerlo; nel giro di poche settimane la nostra depressione morirà di fame. Se invece non sei consapevole che stai innaffiando la tua depressione, continuerai a farlo tutti i giorni. Il Buddha ha detto che se sappiamo osservare a fondo la nostra sofferenza e riconoscere ciò che la alimenta siamo già sul sentiero della liberazione.

La via d’uscita dalla nostra sofferenza è la consapevolezza di ciò che consumiamo, non solo per noi stessi ma per il mondo intero. Se sapremo innaffiare in noi i semi della saggezza e della compassione, quei semi diventeranno una potente fonte di energia che ci aiuterà a perdonare chi ci ha fatto del male. Questo darà sollievo sia alla nostra nazione che al nostro mondo. Siamo in grado di mettere in atto questo genere di saggezza e di compassione.

Il cibo della Mente:  i Sensi  (le impressioni sensoriali)  invito alla pratica della 12 settimana

Ci stiamo regalando tre settimane dedicate all’esplorazione affettuosa del Cibo con il quale nutriamo la nostra Mente (sensi, volizione, coscienza).
Il primo nutrimento della mente  è quello dei Sensi, le impressioni sensoriali.

Sperimentare una dieta per la mente
Questa settimana abbiamo la possibilità di riconoscere come nutriamo la nostra mente attraverso le porte dei sensi.
Stiamo parlando di input, stimoli come films, telegiornali, Riviste, Internet e quindi televisione, computer, telefonino…ognuno sa di cosa ha bisogno e cosa è in grado di esplorare a seconda delle sue abitudini.
Naturalmente per fare questo è necessaria tutta la nostra energia.

Questa settimana ogni volta che apriamo il nostro telefonino, il tablet, computer o la televisione possiamo chiederci:
CHE COSA STO MANGIANDO ?
Cosa sto nutrendo in me?
Quale energia, emozioni, quali pensieri sto nutrendo in questo istante?
Sto nutrendo il corpo aperto o il corpo chiuso?
Sto dando energia alla Critica, all’aver Ragione, alla Lamentela, alla Paura, oppure alla mente Serena, Fiduciosa e al cuore Aperto, Spazioso?
L’esplorazione sul come alimentiamo i contenuti nella mente può offrirci molta comprensione e molta guarigione.

Il secondo nutrimento: il cibo dei sensi  di Thich Nhat Hanh

Il secondo genere di nutrimento di cui ha parlato il Buddha sono le impressioni ricevute dai sensi. Con i nostri sei organi di senso – occhi, orecchie, naso, lingua, corpo e mente – noi “mangiamo”:
un programma televisivo è cibo, una conversazione è cibo, la musica è cibo, l’arte è cibo, i cartelloni pubblicitari sono cibo. Quando guidi in città, senza accorgertene (e senza il tuo consenso) “consumi” queste cose che ti entrano dentro. Ciò che vedi, ciò che tocchi, ciò che senti è cibo.

Questi generi di consumo possono essere altamente tossici. Esiste buona musica, ci sono buoni articoli nei periodici e buoni programmi televisivi che alimentano in noi la comprensione e la compassione mentre molti altri tipi di musica, di programmi televisivi e di riviste contengono avidità, disperazione e violenza. Gli spot pubblicitari che la televisione ti obbliga a guardare sono un genere di alimento, quello delle impressioni sensoriali, che ha l’unico scopo di farti volere a tutti i costi il prodotto che ti si vuole vendere, di suscitarne il desiderio in te e rinforzarlo. Noi consumiamo questi veleni e permettiamo che li consumino anche i nostri figli, e questo fa crescere in noi giorno dopo giorno la paura e l’odio. La questione non è consumare di meno o di più, è consumare in maniera retta, in maniera consapevole.

Per illustrare l’importanza del retto consumo delle impressioni sensoriali il Buddha ha usato l’immagine di una mucca con una malattia della pelle, una mucca tanto malata da avere perso quasi tutta la pelle diventando estremamente vulnerabile. Quando l’animale si avvicina a un albero o a un vecchio muro oppure quando entra in acqua migliaia di minuscoli insetti le si attaccano addosso a succhiarle il sangue; quella mucca non ha alcun mezzo di auto-protezione. Se non siamo capaci di consumare in modo consapevole siamo come mucche senza pelle: le tossine della violenza, della disperazione e del desiderio ci penetrano e arrivano dritte al centro di noi stessi.

Secondo l’Associazione degli Psicologi Americani, un bambino americano in media vede alla televisione centomila atti di violenza e ottomila uccisioni [nei primi undici anni di vita]. È troppo! Quando i genitori sono così occupati da non avere tempo per il figli la televisione si trasforma in una babysitter pericolosa; fin da piccolissimi i bimbi cominciano a consumare immagini e suoni realmente tossici e sono aggrediti dalla violenza e dalla paura.

Alcuni obiettano di aver guardato i film western, da ragazzi, e di non essere diventati per questo persone violente. I western di una volta però non erano uguali ai film di oggi: certo, avevano in sé una certa dose di violenza, ma molto meno dei film attuali e trasmettevano comunque elementi di moralità. Se qualche personaggio commetteva un omicidio finiva in prigione; per lo meno, la persona che commetteva un atto violento non poteva farla franca. I film di oggi spesso mostrano violenze che non si portano dietro alcuna conseguenza né alcuna responsabilità. In molti videogiochi si spara e appena si uccidono personaggi subito ne saltano fuori altri a fare da nuovi bersagli. Si capisce facilmente come un bambino che si diverte tutti i giorni con giochi del genere possa finire per portarsi a scuola una pistola e sparare ai compagni. Questo genere di giochi è infinitamente pericoloso. Da piccoli, i bambini non sanno distinguere fra il gioco e la realtà. I bambini che assorbono quotidianamente questo tipo di cibo dalla televisione e dai videogiochi non fanno che alimentare di continuo la violenza nella propria coscienza.

L’America sta diventando giorno dopo giorno più rabbiosa; stiamo consumando quantità crescenti di quel genere di “alimenti dei sensi” che ci introduce violenza e paura nel corpo e nella mente. Nella vita quotidiana ci si imbatte dovunque in cose che alimentano nella gente l’energia della violenza; a un certo punto la violenza che abbiamo dentro ci sommerge e cerca una via di sfogo.

Noi possiamo scegliere alimenti dei sensi che ci nutrono oppure che ci avvelenano. A volte dopo aver finito di leggere certi libri o articoli ci sentiamo leggeri e contenti. Lo stesso vale per certa musica o un certo tipo di conversazioni: ascoltarle ci fanno sentire contenti e ci ispirano positivamente. Possiamo scegliere, dunque, di consumare generi che ci portano nel cuore sensazioni di leggerezza, di pace e di felicità.

Una semplice conversazione può portarti alla disperazione totale o può dare speranza e fiducia. A volte dopo aver ascoltato certi discorsi ci si sente molto depressi: anche le conversazioni possono contenere tossine, ecco perché dobbiamo parlare e ascoltare in presenza mentale. La solitudine può spingere una persona a parlare con chiunque anche solo per sfuggirla; ma se l’interlocutore parla in modo molto negativo quel genere di conversazione può uccidere. Ti invito ad ascoltare e a parlare solo con persone che nutrono in te l’amore e la comprensione, a meno che non si tratti di una conversazione che ha lo scopo preciso di aiutare l’altro a trasformare la sofferenza e la violenza che ha in sé.

Il Buddha ha detto che la consapevolezza è la capacità di tornare a ciò che accade nel momento presente. Possiamo prendere consapevolezza di ciò che consumiamo, dunque: il nostro modo di consumare e di produrre sta distruggendo noi, i nostri giovani, l’intera nazione. Ognuno di noi può praticare la presenza mentale per invertire questa tendenza. Un genitore, un insegnante, un produttore cinematografico, un giornalista deve osservare la situazione e chiedersi se non contribuisca all’aumento della violenza col suo stile di vita, nel quotidiano. Dobbiamo condividere tutti insieme le nostre intuizioni profonde: solo la nostra coscienza collettiva potrà metterci in grado di fermare questo processo distruttivo.

Il Congresso e l’intera nazione americana possono praticare l’osservazione profonda della natura di ciò che consumano quotidianamente. Abbiamo eletto noi i nostri rappresentanti, dunque possiamo chieder loro di fare leggi che proibiscano la produzione di veleni. Possiamo confrontarci tra famiglie e comunità e impegnarci verso consumi consapevoli e intelligenti, sia di cibo commestibile che di stimoli culturali. Consumare in maniera intelligente è l’unico modo di proteggere noi stessi e la nostra società dalla violenza che ci sta travolgendo. Quando consumiamo in presenza mentale riceviamo nutrimento e salute, nella vita quotidiana, che ci permettono di abbracciare e trasformare il dolore e la violenza che abbiamo dentro. Allora sapremo come agire per dare della Terra un luogo sicuro per noi, per i nostri figli e nipoti. Questa è vera pratica di pace.

 

Come influiscono i nostri stati d’animo sul nostro modo di mangiare?   (Da un’intervista a Thay)

Quando reagiamo ad un certo stimolo, le sensazioni o le emozioni si manifestano nella nostra mente. Noi essere umani abbiamo molte sensazioni. Possono essere positive o negative. Esempi di emozioni positive sono l’amore, la gioia e la speranza; mentre gli esempi di emozioni negative comprendono la paura, la rabbia, l’ansia e l’afflizione. Per molte persone, le emozioni sono legate strettamente al cibo, sebbene la natura precisa di tale relazione vari da persona a persona. Alcuni, quando solo allegri, tendono a mangiare di più, altri invece a mangiare di meno. Se non tentiamo di guardare in profondità per comprendere il nostro desiderio, esso crescerà e formerà abitudini non salutari. Per mantenere il nostro benessere, abbiamo bisogno di usare la consapevolezza, per aiutarci ad essere pienamente consapevoli di come queste diverse emozioni influiscono sul nostro modo di mangiare e a coltivare una relazione col cibo salutare e positiva.

La Presenza  rende la vita molto bella e ricca di significato. Quando sono consapevole del mio respiro che entra ed esce e rilasso il mio intero corpo, sono in contatto con quanto è bello essere vivo. Sono in contatto col mio stato di salute e provo gratitudine per tutto ciò che va bene nel mio corpo. Poi, con la presenza riesco ad essere consapevole della bellezza del cielo, il sorriso del fiore, il canto degli uccelli. Riesco ad essere profondamente in contatto con la mia sofferenza, e la tengo insieme all’amore e alla tenerezza, piuttosto che reprimerla o rifuggirla. Dal momento che riesco ad essere presente a me stesso, posso essere realmente presente a coloro con cui vivo, ascoltarli profondamente e parlare con parole che ispirano speranza e fiducia in sé stessi. In tal modo, ogni mattino sono in grado di portare gioia a qualcuno e, ogni pomeriggio, alleviare il dolore di qualcuno altro.

Se dovesse scegliere un’attività consapevole al giorno, quale potrebbe essere?

Il respiro consapevole. Il mio respiro è con me per tutto il tempo che sono vivo. Posso respirare consapevolmente ovunque, in ogni momento ed in qualsiasi posizione. Persino quando sono malato, posso giacere a letto nutrendo il mio corpo e la mia mente, aiutando il mio corpo a guarire col respiro consapevole. Ciò è molto nutriente!

Il Quinto Addestramento: nutrimento e guarigione

Consapevole della sofferenza causata da un consumo disattento mi impegno a coltivare una buona salute sia fisica che mentale per me stesso(a), la mia famiglia e la società, praticando la consapevolezza nel mangiare, nel bere e nei consumi in genere. Praticherò l’osservazione profonda del mio modo di assumere i Quattro Tipi di Nutrimento, ossia cibo commestibile, impressioni dei sensi, volizione e coscienza. Sono determinato(a) a non giocare d’azzardo, a non assumere alcolici, droghe o altre sostanze o stimoli che contengano tossine, come certi siti internet, videogiochi, programmi televisivi, film, riviste, libri e conversazioni. Coltiverò la pratica di tornare al momento presente per stare in contatto con gli elementi rasserenanti, risananti e nutrienti che si trovano in me stesso(a) e intorno a me, senza lasciare che rimpianti o dispiaceri mi trascinino di nuovo nel passato né che ansie, paure o avidità mi distolgano dal momento presente.
Sono determinato(a) a non cercare di coprire la solitudine, l’ansia o altra sofferenza con acquisti e consumi compulsivi. Alla luce della contemplazione dell’interessere, orienterò le mie scelte di consumatore in modo da proteggere la pace, la gioia e il benessere nel mio corpo e nella mia coscienza, come nel corpo e nella coscienza collettivi della mia famiglia, della società e della Terra.

Il cavallo è la tecnologia.
Dopo la visita Google, Thay ci offre la sua visione sul nutrimento della mente e il corretto corretto uso della tecnologia

Come posso smettere di preoccuparmi? 

Come smettere di nutrire la nostra depressione

Queste tre meditazioni possono essere ascoltate singolarmente o anche una dopo l’altra, nella loro sequenza originale:

1. Meditazione: i pensieri scorrono nel fiume della mente.(due minuti iniziali di silenzio)


2. Abbandono alla terra dopo la meditazione

3. breve seduta informale dopo l’abbandono alla terra

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2022  Il cibo dei Sensi: Meditazione, Rilassamento e colore

Meditazione Seduta/Sdraiata.  

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La felicità e le mucche
introduzione e sperimentazione
La felicità è legata alle condizioni della mia vita o è un fiume al quale mi permetto di bere solo quando quello che accade corrisponde alle mie aspettative?

Il terzo nutrimento: il nostro desiderio più profondo

Il terzo genere di cibo è la volizione, ossia il nostro desiderio più profondo. Dobbiamo domandarci: “Qual è il mio desiderio più profondo, in questa vita?” Il nostro desiderio ci può portare in direzione della felicità o in direzione della sofferenza. Il desiderio è un genere di cibo che nutre e dà energia. Se hai un desiderio sano, per esempio quello di proteggere la vita, di proteggere l’ambiente o di vivere una vita semplice che ti dia il tempo di prenderti cura di te stesso e dei tuoi cari, il tuo desiderio ti renderà felice; se corri dietro al potere, alla ricchezza, al sesso, alla fama, pensando che ti daranno la felicità, stai consumando un tipo di cibo pericolosissimo che ti porterà un bel po’ di sofferenza. Basta che ti guardi intorno per renderti conto che è così.

Nel 1999, durante un ritiro per manager, ho sentito molte persone ricche e potenti condividere con gli altri di soffrire tremendamente. Un ricchissimo uomo d’affari, che possiede un’impresa enorme con oltre trecentomila lavoratori con fabbriche in ogni parte del mondo (anche in Vietnam), ci ha parlato della sua sofferenza e solitudine. Ha detto che le persone molto ricche spesso si sentono estremamente sole perché sospettano degli altri: temono che chiunque li avvicini in amicizia lo facciano solo mirando ai loro soldi, che vogliano solo approfittarsi di loro; hanno l’impressione di non avere amici veri. Anche i figli delle persone ricchissime soffrono profondamente; spesso i loro genitori non hanno tempo per loro perché si preoccupano solo di conservare le loro ricchezze.

Svariati anni fa, a un ritiro che abbiamo offerto a San Diego in California parteciparono due artisti famosi: uno era Paul Yarrow, cantante folk del trio “Peter, Paul and Mary”, l’altra era l’attrice cinematografica Julie Christie. Entrambi ci dissero che la loro fama non li rendeva felici; a farli felici era la capacità di tornare al proprio cuore, alla propria mente, e praticare davvero. La star cinematografica brasiliana Odette Lara, dopo aver partecipato a un ritiro in California nei primi anni ’80, mi scrisse una lettera: «Caro Thây, pensavo che il mio albero fosse già morto perché non provavo più nessun desiderio da molto tempo; questa mattina, però, mi sono svegliata e all’improvviso ho sentito un desiderio nuovo: sull’albero che credevo ormai privo di vita sta spuntando un nuovo germoglio.»

Il Buddha era mosso da un desiderio molto profondo, ma non di denaro o di fama o di potere o di sesso: di queste cose Siddhartha, divenuto poi il Buddha, ne aveva avuto in abbondanza quand’era un principe. Lui non desiderava ricalcare le orme di suo padre e diventare un re o un politico; il suo desiderio era trasformare tutta la propria sofferenza, essere felice e aiutare gli altri a soffrire di meno. Duemilacinquecento anni dopo, il Buddha ci sta ancora aiutando. Da monaco il Buddha visse in grande semplicità, possedendo solo tre vesti e una ciotola e spostandosi a piedi; fece questa vita per quarant’anni e rese felice se stesso e infinita altra gente, senza alcun desiderio di ricchezza, sesso, potere e fama.

Per spiegare il terzo tipo di nutrimento il Buddha citò l’esempio di un giovane uomo pieno di voglia di vivere che veniva trascinato verso una fossa piena di carboni ardenti da due uomini robusti che lo volevano uccidere; il giovane lottava con loro ma alla fine ebbe la peggio e fu gettato nella fossa. Il Buddha ha detto che in noi il desiderio è come quei due uomini robusti: i nostri desideri possono trascinarci verso una fossa di carboni ardenti oppure portarci verso la felicità, la salute e la pace. Se ti lasci travolgere dal desiderio di ricchezza, sesso, potere, fama o vendetta significa che i due uomini robusti ti stanno trascinando verso la fossa con le braci. Chiediti: «Dove mi porta il mio desiderio? Di che natura è? Desidero una casa più grande, un mestiere migliore, un titolo di studio, la fama, una posizione elevata in società, o si tratta di qualcosa di più profondo?» Non accontentarti di desideri piccoli: il tuo dovrebbe essere un desiderio grandissimo. Se non è grande, tanti desideri più piccoli ti trascineranno via.

Ti invito a prenderti un po’ di tempo per mettere per iscritto il tuo desiderio più profondo. Desideri vivere da persona libera, senza preoccupazioni né voglie acute? Il desiderio di essere una persona libera è degnissimo: essere liberi significa non essere più vittime della paura, della rabbia, dell’avidità o del sospetto. È questo che vuoi? Forse lo desideri ma non abbastanza, forse hai altri desideri che si mettono di mezzo: una casa più grande, un’auto migliore, cibo più raffinato. Questi desideri minori ti distraggono dal tuo desiderio più nobile. Se la voglia di libertà di Siddhartha non fosse stata grande, il Buddha non avrebbe vinto i desideri dei sensi. Se tu vuoi realizzare il tuo desiderio più profondo, devi volerlo davvero.

Forse desideri una migliore comunicazione con il tuo partner, forse sei in difficoltà con lui o con lei e non riuscite più a guardarvi in faccia. Forse desideri una relazione più stretta con i tuoi figli. Quando sei felice, e lo è anche la tua famiglia, hai l’opportunità di aiutare gli altri, anche il tuo Paese. Molti di noi desiderano aiutare il proprio Paese e l’intera specie umana, ma dato che quel desiderio non è alimentato a sufficienza dall’ambiente in cui vivono si lasciano distrarre facilmente. Farsi monaci è un po’ come partecipare a una rivoluzione: bisogna essere disposti a rinunciare a tutto per il proprio gran desiderio di liberazione.

 Coltivare la compassione

Alcuni passano tutta la vita a cercare di vendicarsi; quel genere di desiderio o volizione farà soffrire molto non solo gli altri ma anche se stessi. L’odio è un fuoco che brucia in ogni anima e può essere temperato solo dalla compassione. Ma dove trovare la compassione? Non la si vende certo al supermercato. Se così fosse ci basterebbe portarla a casa per risolvere con grande facilità tutto l’odio e la violenza che ci sono al mondo; invece possiamo produrla solo nel nostro cuore, con la pratica personale.

In questi giorni l’America brucia di paura, di sofferenza e di odio. Anche solo per cercare di soffrire di meno, dobbiamo tornare a noi stessi e cercare di capire perché ci siamo lasciati cogliere da tanta violenza. Che cosa ci ha fatto odiare dai terroristi al punto da voler sacrificare la propria vita per provocare tanta sofferenza negli altri? Vediamo bene il loro grande odio – ma che cosa c’è sotto? L’ingiustizia. Certo, dobbiamo trovare il modo di fermare la loro violenza, forse dovremo perfino arrestarli e chiuderli in prigione, fin tanto che in loro brucia l’odio; l’importante però è osservare la situazione in profondità e chiederci: «Quanto siamo responsabili dell’ingiustizia che c’è nel mondo?».

A volte una persona cara – figlio, coniuge, genitore – dice o fa qualcosa di crudele che ci fa soffrire e arrabbiare. In quei casi pensiamo di essere i soli a star male; quella persona, però, sta altrettanto male: se non soffrisse non avrebbe parlato o agito sotto la spinta della rabbia. Il nostro caro non trova modo di uscire dalla sua sofferenza, dunque riversa su di noi tutto il suo odio e la sua violenza. È nostra responsabilità generare l’energia della compassione che ci calmi l’animo e ci metta in grado di aiutare l’altra persona; se invece la puniamo, non farà che soffrire ancor di più.

Rispondere alla violenza con la violenza può portare solo ulteriore violenza, ingiustizia e sofferenza, non solo agli altri ma anche a noi stessi. Noi lo sappiamo, questa saggezza è in ognuno di noi; respirando a fondo possiamo toccare quel seme di saggezza che abbiamo dentro. Sono certo che se l’energia della saggezza e della compassione insita nella popolazione americana potesse ricevere nutrimento anche per una settimana sola, il livello di rabbia e di odio nel Paese si ridurrebbe. Invito con forza tutti noi a praticare, calmando la mente e concentrandola, innaffiando i semi della saggezza e della compassione che già abbiamo dentro e imparando l’arte del consumo consapevole. Se ci riusciremo, questo creerà una vera e propria rivoluzione pacifica, l’unico genere di rivoluzione che può aiutarci a uscire da questa difficile situazione.

Alcuni forse considerano la vita monastica come un po’ misteriosa. Ecco, in monastero non si fa altro che praticare per generare la compassione e “guardare tutti gli esseri viventi con gli occhi della compassione e dell’amore”. Per farlo dobbiamo stare molto attenti a quel che consumiamo. Che si mangi una ciotola di riso, si goda della vista di un campo fiorito o si alimenti il proprio desiderio più profondo, la nostra pratica consiste nel fare ogni cosa nel modo più consapevole possibile, consci di ogni singolo respiro.

Prendi in considerazione la pratica di liberare le tue mucche. Prendi un foglio di carta e scrivi i nomi delle tue mucche, le cose che ritieni essenziali per il tuo benessere. Forse questa settimana puoi cominciare a lasciarne andare almeno una, o forse due – o magari ti ci vorrà un anno o più per ognuna di loro. Più mucche lasci andare, più diventi gioioso e felice.( troverete il seguito di questo discorso e il video nella sezione del materiale)

‒ Thich Nhat Hanh

Il Quinto Addestramento: nutrimento e guarigione

Consapevole della sofferenza causata da un consumo disattento mi impegno a coltivare una buona salute sia fisica che mentale per me stesso(a), la mia famiglia e la società, praticando la consapevolezza nel mangiare, nel bere e nei consumi in genere. Praticherò l’osservazione profonda del mio modo di assumere i Quattro Tipi di Nutrimento, ossia cibo commestibile, impressioni dei sensi, volizione e coscienza. Sono determinato(a) a non giocare d’azzardo, a non assumere alcolici, droghe o altre sostanze o stimoli che contengano tossine, come certi siti internet, videogiochi, programmi televisivi, film, riviste, libri e conversazioni. Coltiverò la pratica di tornare al momento presente per stare in contatto con gli elementi rasserenanti, risananti e nutrienti che si trovano in me stesso(a) e intorno a me, senza lasciare che rimpianti o dispiaceri mi trascinino di nuovo nel passato né che ansie, paure o avidità mi distolgano dal momento presente.
Sono determinato(a) a non cercare di coprire la solitudine, l’ansia o altra sofferenza con acquisti e consumi compulsivi. Alla luce della contemplazione dell’interessere, orienterò le mie scelte di consumatore in modo da proteggere la pace, la gioia e il benessere nel mio corpo e nella mia coscienza, come nel corpo e nella coscienza collettivi della mia famiglia, della società e della Terra.

Liberare le mucche
di Thich Nhat Hanh

Un giorno il Buddha sedeva in un bosco con alcuni dei suoi monaci; erano appena tornati dal giro di questua ed erano pronti a condividere il pasto in consapevolezza, quando passò di lì un contadino dall’aria sconvolta.

Si rivolse al Buddha e ai suoi: “Monaci, avete visto passare qualche mucca?”

“Quali mucche?” rispose il Buddha.

“Beh”, disse l’uomo, “ho quattro mucche e non so perché questa mattina sono scappate tutte. Ho anche quasi un ettaro piantato a sesamo e quest’anno gli insetti si sono mangiati tutto il raccolto. Ho perso tutto: il raccolto e le mucche. Mi viene voglia di uccidermi.” Il Buddha disse: “Caro amico, siamo seduti qui da quasi un’ora e non abbiamo visto passare nessuna mucca. Forse dovresti andare a vedere nell’altra direzione.” Quando il contadino se ne fu andato, il Buddha guardò i suoi amici e sorrise consapevolmente. “Cari amici, siete molto fortunati”, disse. “Non avete mucche da perdere.”

Conoscevo una ricca signora che abitava a New York e che aveva acquistato un terreno confinante con quello su cui sorgeva la sua casa. Su quel terreno voleva costruire un enorme condominio per poi venderlo e realizzare molti soldi. Un’amica andò a trovarla e si fermò a guardare fuori dalla finestra: c’era una vista bellissima sul ponte George Washington e tanto cielo azzurro. L’amica si rivolse alla donna che aveva acquistato il terreno e le disse: “Non costruire il condominio; se lo fai non avrai più questo bellissimo panorama, e non l’avranno più neanche i tuoi vicini. Non vedrai più il cielo azzurro né il fiume. Ti basta stare qui a guardare fuori per potere essere già felice. A che servirebbe avere altri soldi e perdere tutta questa bellezza e felicità?”. La donna fu in grado di sentire queste parole e modificò i suoi progetti di edificazione; lasciò andare una mucca grossa, grazie al consiglio saggio di un’amica.

Una delle mucche più grandi che abbiamo è la nostra idea ristretta di felicità. Può capitare di soffrire soltanto a causa della propria idea; e si continua a star male finché, un giorno, non si riesce a lasciarla andare, e subito ci si sente felici.

Un paese intero può restare intrappolato in un’unica mucca: una nazione con centinaia di milioni di abitanti può essere convinta che una certa ideologia sia fondamentale perché il Paese diventi una grande potenza mondiale, e che la condizione di “superpotenza” sia essenziale alla felicità del popolo; così investe ogni cosa in quell’ideologia, sostenendo che quello è il sistema migliore, l’unico sistema. Gli stati possono restare attaccati alle proprie “mucche” per secoli, e per tutto quel tempo la gente sta malissimo. Poi un giorno finalmente il paese si apre al cambiamento e scopre che in realtà, con una gestione diversa, le cose funzionano meglio e la gente è più felice. Ognuno di noi ha un’idea di felicità che può farsi troppo radicata, troppo rigida. Ognuno di noi ha qualche mucca da lasciar andare.

Prendi in considerazione la pratica di liberare le tue mucche. Prendi un foglio di carta e scrivi i nomi delle tue mucche, le cose che ritieni essenziali per il tuo benessere. Forse questa settimana puoi cominciare a lasciarne andare almeno una, o forse due – o magari ti ci vorrà un anno o più per ognuna di loro. Più mucche lasci andare, più diventi gioioso e felice.

‒ Thich Nhat Hanh

da Trasformare la sofferenza, cap. 5,

Terra Nuova Edizioni, Firenze 2015

Meditazione Breve, Riposo nel Sentire.

Meditazione Breve, dall’agitazione alla pace

Rilassamento:   L’Agio naturale

introduzione al percorso del 2022
2022-Il cibo della volizione: Meditazione, rilassamento e Pratica del contare le proprie mucche

Il vasto cielo della coscienza.
Meditazione seduta/sdraiata     

il cibo della coscienza. La pratica di innaffiare i fiori      1^ parte

il cibo della coscienza. La pratica di innaffiare i fiori      2^ parte

Il quarto nutrimento: la coscienza 

Il quarto genere di nutrimento è la coscienza. Nel buddhismo la coscienza è descritta come dotata di due livelli: il livello inferiore è detto “coscienza deposito”, quello superiore “coscienza mentale”. Quando pensiamo, facciamo calcoli, sogniamo, stiamo operando al livello della coscienza mentale. La coscienza mentale è come un soggiorno; al piano di sotto c’è una grande cantina, la coscienza deposito. Tutto quel che non ci piace lo ammucchiamo là sotto, in cantina. La coscienza deposito conserva tutto sotto forma di seme; proprio come accade nel terreno, quei semi, se innaffiati, germogliano.

Nella coscienza deposito dimorano cinquantun tipi di semi, sia salutari che non salutari. Semi salutari sono quelli dell’amore, della capacità di perdonare, della generosità, della felicità, della gioia. Fra i semi non salutari ci sono quelli dell’odio della discriminazione e del desiderio smodato. La denominazione con cui li indica la psicologia buddhista quando si manifestano è “formazioni mentali”. Per esempio, la rabbia è una formazione mentale. Quando non si manifesta non ci sentiamo arrabbiati, questo però non significa che in noi non ci sia il seme della rabbia. Tutti abbiamo dentro il seme della rabbia che giace “in cantina”, nella coscienza deposito; magari scherziamo e ci divertiamo e non ci sentiamo affatto arrabbiati, poi arriva qualcuno che innaffia il seme della rabbia nella nostra coscienza deposito e quello si mette a germogliare, salendo in soggiorno. All’inizio non è che un semino, poi una volta innaffiato cresce, si manifesta, diventa la formazione mentale della rabbia e ci toglie ogni felicità.

Per illustrare il quarto genere di nutrimento il Buddha ha usato questo racconto. Un giorno fu arrestato un malfattore; il re diede ordine di trafiggerlo con cento lame. Il malfattore sopravvisse; la stessa punizione fu ripetuta a mezzogiorno e poi di nuovo la sera, ma l’uomo non moriva ancora, dunque il castigo fu ripetuto il giorno seguente e il giorno dopo ancora. Allo stesso modo noi ci lasciamo trafiggere cento volte al giorno dalle formazioni mentali negative. Quando un seme qualunque si manifesta nella nostra coscienza deposito noi lo assorbiamo; è questo ciò che chiamiamo “cibo della coscienza”, il quarto nutrimento. Se permettiamo alla rabbia di salire nella nostra coscienza mentale e di restarci per un’ora intera, passeremo tutta quell’ora a mangiare rabbia. Più rabbia mangiamo, più il suo seme cresce. Se il seme della gentilezza amorevole sorge nella tua coscienza mentale e sei capace di mantenervelo per un’ora intera, in quel lasso di tempo ingerirai un’ora intera di gentilezza amorevole.

Innaffiare i fiori nell’altro, l’Irrigazione selettiva 

Possiamo aiutarci a vicenda a innaffiare i semi salutari contenuti nella nostra coscienza deposito, dicendo alle persone che abbiamo vicino: «Mio caro, mia cara, stiamo attenti a non innaffiarci a vicenda i semi non salutari che abbiamo dentro, così avremo cibo nutriente per la nostra coscienza.» Quando innaffiamo i semi della capacità di perdonare, dell’accettazione e della felicità nella persona che amiamo le diamo un alimento molto salutare per la coscienza: è come se cucinassimo per lei un pasto delizioso di buon cibo sano. Se invece nella persona che amiamo innaffiamo costantemente il seme dell’odio, della brama e della rabbia, la avveleniamo poco a poco.

Un trattato di pace:
Possiamo sederci con i familiari e stendere un accordo, magari anche scritto e che tutti possano firmare, in cui ci impegniamo a innaffiarci a vicenda i rispettivi semi salutari. Se riusciamo a praticare in questo modo, potranno farlo anche i nostri figli. Un accordo come questo potrebbe essere il fondamento della nostra felicità. Se ci alimentiamo dei quattro nutrimenti, attenendoci a una dieta sana per quanto concerne il cibo commestibile, le sensazioni, i desideri e le formazioni mentali, ne trarremo benefici concreti, sia noi stessi che le persone che amiamo. È così che il buddhismo diventa non un insieme di insegnamenti astratti ma una cosa che ti cambia la vita quotidiana.

Il Buddha ha detto: “nulla può sopravvivere senza essere nutrito”. È una verità molto semplice e molto profonda. L’amore e l’odio sono entrambi cosa vive: se non alimenti il tuo amore, morirà; se tagli le fonti di nutrimento della tua violenza, la tua violenza morirà. Se vuoi che il tuo amore duri nel tempo, lo devi alimentare ogni giorno. L’amore non può vivere senza cibo; se trascuri il tuo amore, dopo un po’ morirà, forse lasciando posto all’odio. Sei capace di alimentare il tuo amore?

Anche l’odio morirà, se non gli diamo nutrimento. L’odio e la sofferenza crescono sempre di più ogni i giorno perché ogni giorno li alimentiamo, dando loro nuovo cibo. Di che genere di nutrimento hai nutrito la tua disperazione, il tuo odio? Se sei depresso non hai più nessuna forza, nessuna energia, forse hai perfino voglia di morire; perché ti senti così? La nostra depressione non nasce di punto in bianco dal nulla: se riusciamo a riconoscere il cibo che ha alimentato in noi la depressione possiamo smettere di assumerlo; nel giro di poche settimane la nostra depressione morirà di fame. Se invece non sei consapevole che stai innaffiando la tua depressione, continuerai a farlo tutti i giorni. Il Buddha ha detto che se sappiamo osservare a fondo la nostra sofferenza e riconoscere ciò che la alimenta siamo già sul sentiero della liberazione.

La via d’uscita dalla nostra sofferenza è la consapevolezza di ciò che consumiamo, non solo per noi stessi ma per il mondo intero. Se sapremo innaffiare in noi i semi della saggezza e della compassione, quei semi diventeranno una potente fonte di energia che ci aiuterà a perdonare chi ci ha fatto del male. Questo darà sollievo sia alla nostra nazione che al nostro mondo. Siamo in grado di mettere in atto questo genere di saggezza e di compassione.

Innaffiare i fiori nell’altro, l’Irrigazione selettiva 

Possiamo aiutarci a vicenda a innaffiare i semi salutari contenuti nella nostra coscienza deposito, dicendo alle persone che abbiamo vicino: «Mio caro, mia cara, stiamo attenti a non innaffiarci a vicenda i semi non salutari che abbiamo dentro, così avremo cibo nutriente per la nostra coscienza.» Quando innaffiamo i semi della capacità di perdonare, dell’accettazione e della felicità nella persona che amiamo le diamo un alimento molto salutare per la coscienza: è come se cucinassimo per lei un pasto delizioso di buon cibo sano. Se invece nella persona che amiamo innaffiamo costantemente il seme dell’odio, della brama e della rabbia, la avveleniamo poco a poco.

Possiamo sederci con i familiari e stendere un accordo, magari anche scritto e che tutti possano firmare, in cui ci impegniamo a innaffiarci a vicenda i rispettivi semi salutari. Se riusciamo a praticare in questo modo, potranno farlo anche i nostri figli. Un accordo come questo potrebbe essere il fondamento della nostra felicità. Se ci alimentiamo dei quattro nutrimenti, attenendoci a una dieta sana per quanto concerne il cibo commestibile, le sensazioni, i desideri e le formazioni mentali, ne trarremo benefici concreti, sia noi stessi che le persone che amiamo. È così che il buddhismo diventa non un insieme di insegnamenti astratti ma una cosa che ti cambia la vita quotidiana.

Il Buddha ha detto: “nulla può sopravvivere senza essere nutrito”. È una verità molto semplice e molto profonda. L’amore e l’odio sono entrambi cosa vive: se non alimenti il tuo amore, morirà; se tagli le fonti di nutrimento della tua violenza, la tua violenza morirà. Se vuoi che il tuo amore duri nel tempo, lo devi alimentare ogni giorno. L’amore non può vivere senza cibo; se trascuri il tuo amore, dopo un po’ morirà, forse lasciando posto all’odio. Sei capace di alimentare il tuo amore?

Anche l’odio morirà, se non gli diamo nutrimento. L’odio e la sofferenza crescono sempre di più ogni i giorno perché ogni giorno li alimentiamo, dando loro nuovo cibo. Di che genere di nutrimento hai nutrito la tua disperazione, il tuo odio? Se sei depresso non hai più nessuna forza, nessuna energia, forse hai perfino voglia di morire; perché ti senti così? La nostra depressione non nasce di punto in bianco dal nulla: se riusciamo a riconoscere il cibo che ha alimentato in noi la depressione possiamo smettere di assumerlo; nel giro di poche settimane la nostra depressione morirà di fame. Se invece non sei consapevole che stai innaffiando la tua depressione, continuerai a farlo tutti i giorni. Il Buddha ha detto che se sappiamo osservare a fondo la nostra sofferenza e riconoscere ciò che la alimenta siamo già sul sentiero della liberazione.

La via d’uscita dalla nostra sofferenza è la consapevolezza di ciò che consumiamo, non solo per noi stessi ma per il mondo intero. Se sapremo innaffiare in noi i semi della saggezza e della compassione, quei semi diventeranno una potente fonte di energia che ci aiuterà a perdonare chi ci ha fatto del male. Questo darà sollievo sia alla nostra nazione che al nostro mondo. Siamo in grado di mettere in atto questo genere di saggezza e di compassione

introduzione alla pratica della 14ª settimana  : Il cibo della coscienza

Innaffiare i fiori

Il Quinto Addestramento: nutrimento e guarigione 

Consapevole della sofferenza causata da un consumo disattento mi impegno a coltivare una buona salute sia fisica che mentale per me stesso(a), la mia famiglia e la società, praticando la consapevolezza nel mangiare, nel bere e nei consumi in genere. Praticherò l’osservazione profonda del mio modo di assumere i Quattro Tipi di Nutrimento, ossia cibo commestibile, impressioni dei sensi, volizione e coscienza. Sono determinato(a) a non giocare d’azzardo, a non assumere alcolici, droghe o altre sostanze o stimoli che contengano tossine, come certi siti internet, videogiochi, programmi televisivi, film, riviste, libri e conversazioni. Coltiverò la pratica di tornare al momento presente per stare in contatto con gli elementi rasserenanti, risananti e nutrienti che si trovano in me stesso(a) e intorno a me, senza lasciare che rimpianti o dispiaceri mi trascinino di nuovo nel passato né che ansie, paure o avidità mi distolgano dal momento presente.

Sono determinato(a) a non cercare di coprire la solitudine, l’ansia o altra sofferenza con acquisti e consumi compulsivi. Alla luce della contemplazione dell’interessere, orienterò le mie scelte di consumatore in modo da proteggere la pace, la gioia e il benessere nel mio corpo e nella mia coscienza, come nel corpo e nella coscienza collettivi della mia famiglia, della società e della Terra.

La paura originaria, il desiderio originario.

La parola amorevole

Meditazione, rilassamento, e pratica di scrittura. Una lettera a una persona cara.

Meditazione, rilassamento, e pratica di scrittura. Una lettera d’amore

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2022 -Il cibo della coscienza:
Meditazione, rilassamento e Pratica dell’innaffiare i fiori